Rovigo, Veneto –  Concluso l’intenso programma di incontri di informazione e sensibilizzazione, di visite e controlli che hanno caratterizzato ‘Ottobre rosa’, il mese tradizionalmente dedicato alla prevenzione del tumore al seno, Andos onlus, associazione nazionale delle donne operate al seno, ha reso ufficiali i risultati conseguiti, aggiungendo che, come è avvenuto nel 2016, per soddisfare tutte le richieste, il programma di visite e screening proseguirà in primavera, fino a metà giugno. Introdotto dal dott. Fabio De Grandis, il rapporto sulle  visite senologiche gratuite di ottobre 2017 ha evidenziato un totale di 508  visite, eseguite dallo stesso dott. De Grandis (71), dal dott. Valieri (20), dal dott. Pellegrini(23), dottor Gandolfi  ( 275 ) e dalla dottoressa Pastore (119).
  Oltre ai numeri, importantissimi, a dare però una impronta particolare al pomeriggio è stata la presenza del professor Pier Franco Conte, coordinatore tecnico scientifico di ‘Rete Oncologica Veneta, che, sulla struttura ha tenuto una ‘lectio magistralis’. 
 “Come Poli di riferimento della Rete oncologica veneta, (ROV) sono stati individuati: gli ospedali di Treviso, Venezia Mestre, l’Azienda ospedaliera di Padova, ospedale di Vicenza e Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, con un bacino di utenza di un milione di abitanti. Obiettivo principale: garantire un accesso alle migliori cure sanitarie uguale e uniforme, tempestività e continuità nella presa in carico del paziente, appropriatezza prescrittiva e il miglior trattamento attraverso un percorso di cura multidisciplinare e multiprofessionale di continuità di cura ospedale – territorio in tutta la  regione grazie a  innovazione e ricerca” – ha cominciato a spiegare il prof. Conte. E, proseguendo: “La dimensione del Governo clinico è l’unione delle diverse dimensioni della qualità, che concorrono a migliorare il servizio prodotto. Sono date: dalla qualità tecnica, l’efficienza, la gestione del rischio, la qualità percepita. Il governo clinico è la contestualizzarione e l’adattamento del perseguimento della qualità dell’assistenza  nelle singole organizzazioni sanitarie. Il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale  – PDTA – riguarda l’iter organizzativo che si realizza nella realtà aziendale, dal primo contatto del paziente con il mondo sanitario alla sua presa in carico totale. Dalla prevenzione alla riabilitazione della persona che ha un problema di salute, il PDTA individua il punto di accoglienza, ricerca clinica, informatizzazione, eventi educazionali, azioni per l’uso appropriato dei farmaci innovativi. Per ogni patologia di cancro, la ROV individua tutti i professionisti presenti in Veneto e le associazioni di volontariato e stila i percorsi diagnostici, terapeutici, assistenziali adatti a ciascuno e gli interventi multiprofessionali e multidisciplinari connessi ai dversi ambiti: psicofisico, sociale e le eventuali disabilità. L’operatività di tutte le strutture riguarda gli obiettivi singoli e quelli comuni, i ruoli di ciascuno, i tempi e gli ambiti di intervento e i compiti degli operatori. Un lavoro preparatorio piuttosto lungo con 14 convegni per presentare le proposte di PTDA e altri 3 convegni per gli aggiornamenti PDTA che hanno coinvolto 4573 specialisti. I risultati hanno stabilito: gli indicatori di PDTA, di struttura, percorso, diagnosi, trattamento clinico, di radioterapia, medico, follow up, fine vita. Per tutti i PDTA è stato stilato un numero di interventi per anno e la qualità è più bassa dove il numero di interventi è più minore. Allo stesso modo è migliore la struttura dove la percentuale di operati inizia la terapia medica entro le 8 settimane dall’intervento. Un dato da rilevare a  livello regionale. codifica In oncologia non c’è il bravo medico ma la brava équipe perché ogni tumore è diverso dagli altri e si deve cambiare il modo di trattarlo. Per gli interventi di cancro alla mammella oggi ci sono centri di primo livello, con 150 interventi chirurgici per anno, e centri senologici di 2° livello – almeno 200 interventi l’anno – dove un medico può fare lo stesso intervento anche per tutta la vita ma in équipe e sarà questa a spostarsi da un ospedale all’altro e non la paziente. Ogni struttura assistenziale, inoltre,  dovrà avere i requisiti minimi per ciascuna patologia oncologica.
    In base ai parametri considerati, la Rete oncologica veneta, valutata dalla Scuola Superiore Sant’Anna, di Pisa, è risultata il miglior sistema assistenziale d’Italia” – ha concluso Conte.
   Un ultimo significativo contributo è stato offerto da Samantha Serpentini, psiconcologa dello IOV di Padova. ” Oggi per combattere il tumore al seno serve la multidisciplinarietà: costruire un rapporto significativo con le donne che si approcciano alle cure, aiutarle a scegliere e  sostenerle psicologicamente, affinche il male diventi fattore di crescita e miglioramento di se stesse. E oltre al problema della terapia c’è quello della relazione di coppia e della ripresa del lavoro. In questa situazione diventa fondamentale chiedersi ‘chi è la donna’  e in base alle sue caratteristiche adottare il tipo di rapporto più adatto” – ha commentato.
Lauretta Vignaga