GIANNI CAGNONI SPIEGA LE TECNICHE PER CONOSCERSI E STARE MEGLIO CON SE STESSI

Intervista con Gianni Cagnoni, artista e dottore in Psicologia Clinica e Arteterapia 

Rovigo, 18 ottobre 2017. –  Artista e responsabile di una galleria d’arte che, negli anni, ha ospitato artisti noti a livello internazionale, Gianni Cagnoni, di recente si è laureato in Psicologia clinica e si è interessato di arteterapia, approfondendo le tecniche che aiutano le persone a migliorare la conoscenza di se stesse, la capacità di comunicare con gli altri e di vivere in gruppo.

Dottor Cagnoni, com’é nato questo interesse, sempre connesso con l’arte, ma rivolto a soggetti del tutto diversi dai quadri e dalle sculture?  

“Cinque anni fa, conclusa la docenza all’Università di Padova e terminato l’incarico di Consigliere di amministrazione in Antonveneta, mi sono ritrovato una inaspettata disponibilità di tempo e ho deciso di dedicarmi agli studi di psicologia per cui ho sempre nutrito forte interesse. Ho frequentato il corso di laurea triennale in Scienze e Tecniche psicologiche all’Università di Milano, conclusosi con la discussione di una tesi in neuropsicologia dal titolo ‘ I correlati neuronali dell’esperienza estetica’ . Ho, poi , proseguito con il biennio di specializzazione all’ Università ‘G. Marconi’ di Roma, laureandomi in Psicologia Clinica e discutendo una tesi in psichiatria  dal titolo “Analisi della relazione tra psicopatologia e creatività” ottenendo anche qui il massimo dei voti e la lode. La creatività e la psicologia sono sempre stati due campi che mi hanno affascinato sia dal punto di vista neurologico che psichiatrico”.

Ci spiega, in particolare, le tecniche applicate in arteterapia e gli effetti perseguiti? 

“Tralasciando le prime esperienze pittoriche tribali, risalenti a moltissimi anni fa, e il loro effetto sulla psiche umana, di cui non c’è evidenza scientifica, le prime ricerche sugli effetti dell’arteterapia risalgono agli anni ’50 in Inghilterra e poi negli USA. In Italia si è iniziato a parlare di arteterapia in maniera molto soft a partire dagli anni ’80. Una tecnica di intervento che si avvale di tutte le attività artistiche visuali esistenti: musica, teatro, danza, spettacoli di marionette, ideazione e narrazione di storie, per un sostegno non verbale all’individuo, attuato con l’uso di materiali artistici, che si presuppone possano influire sul suo benessere e la sua qualità della vita. E’ noto che il linguaggio dell’uomo si è sviluppato, dal punto di vista ontologico, solo recentemente per cui, in molte situazioni di vita, risulta limitato e non in grado di esprimere con chiarezza le nostre emozioni. Spesso, in occasione di eventi tragici che investono la sfera emotiva della gente, si sente dire: ‘Non trovo parole per esprimere quello che provo’

Il ‘Laboratorio di arte terapia’, di cui dirò in seguito, si avvale del disegno e della pittura. E’ stato, infatti, dimostrato che, attraverso il disegno, i soggetti riescono ad esprimere aspetti del loro vissuto che la parola non riesce a fare. Un altro aspetto rilevante è la notevole differenza che si riscontra tra il dipingere ciò che vediamo davanti a noi e ciò che vediamo dentro di noi. Il disegno diventa, quindi, una via di accesso ai nostri vissuti inconsapevoli o, con termine di derivazione psicoanalitica, ‘all’inconscio’.

Il disegno non accademico ma emozionale va a pescare in quel contenitore delle nostre emozioni che devono essere portate alla luce favorendo il sorgere o il miglioramento della consapevolezza di se stessi. L’aspetto terapico sta proprio in questo. Se io faccio disegnare ad un gruppo un oggetto posto al centro della stanza, terminata la prova, viene spontaneo confrontare gli elaborati e premiare quelli che meglio riproducono le caratteristiche dell’oggetto proposto. Questo confronto crea sicuramente un conflitto fra i soggetti che hanno partecipato alla prova e potenzialmente si possono sviluppare forze dinamiche negative. Imparare, invece, a rappresentare con il disegno i propri “oggetti” interni, i vissuti di ciascuno, rende ogni elaborato prezioso e unico come il soggetto che l’ha eseguito. Questo è un grande valore dell’arteterapia: rende tutti protagonisti alla pari “.

Per quale categoria di soggetti è indicata l’arteterapia? 

“Per tutti coloro che hanno motivazioni e necessità di conoscersi meglio. Innanzitutto, però, occorre precisare che questa tecnica non è una forma di psicoterapia in quanto non intende modificare il funzionamento disturbato della mente di un soggetto. E’, piuttosto, una modalità tesa a favorire, migliorando, la narrazione personale, partendo dalla rappresentazione grafica dei propri vissuti con matite colori messi a disposizione dei partecipanti. Nessuna gara e nessun vincitore. Il più bravo è quello che con le sue capacità è riuscito a far emergere vissuti, nascosti nella profondità dell’io, che lo hanno segnato nel corso della vita. Grazie alla narrazione e al confronto con i vissuti degli altri del gruppo, e con la guida dello psicologo, tali vissuti sono stati superati acquisendo consapevolezza di sé e dell’ambiente in cui vive. L’arteterapia è una forma di comunicazione che può arrivare dove non arrivano le parole; strumento di conoscenza che allarga il campo visivo del nostro binocolo interno, troppo spesso puntato su una sola parte ristretta di ciò che ci circonda. Aiuta anche ad integrare la ormai superata, ma sempre attuale nel pensiero comune, divisione fra mente e corpo. Due aspetti inscindibili della persona, troppo spesso vissuti in maniera separata”.

Dottor Cagnoni, siamo a conoscenza del suo progetto di tenere un “Laboratorio di Arteterapia” a Rovigo, il primo ad essere organizzato in Polesine. Lo può presentare? 

   “Volentieri. E’ una idea originata dalla positiva esperienza che sto facendo, ormai da parecchi mesi, con un gruppo di detenuti della Casa Circondariale di Rovigo. Un gruppo molto vario sia per età sia per nazionalità, e devo confessare che non credevo in risultati così lusinghieri. L’iniziativa che ho invece ideato per Rovigo – e non solo a dire il vero, poiché ci sono già due adesioni di persone di Padova – è rivolta a soggetti di età non inferiore a 20 anni e numero di partecipanti che varia da un minimo di 5 a un massimo di 15. Luogo di incontro è la saletta riservata messa a disposizione dalla Galleria Il Melone, in via Oberdan, 25, Rovigo. Sono previsti 15 incontri, per 30 ore di attività, sempre al mercoledì, dalle 17,00 alle 19,00.  Le iscrizioni dovrebbero pervenire possibilmente entro il 24 ottobre anche mediante invio di una semplice e-mail a:  info@galleriailmelone.com  o telefonando al cellulare 329 4463837.  Il costo dell’intero laboratorio è di € 150 ed è comprensivo di tutto il materiale necessario. Tale importo potrà essere versato anche con rate mensili da 50 € ciascuna. Io mi auguro che questa iniziativa, sicuramente nuova per il nostro territorio, trovi il consenso di tutti quelli che vogliono riflettere su se stessi ed imparare a mettere in comunicazione – I Pensieri, Le Emozioni e I Comportamenti- al fine di allargare la loro visione del mondo.

Un ringraziamento sincero a ventaglio90 Focus web per l’attenzione che mi è stata riservata, unito alla speranza di un nuovo incontro di aggiornamento alla conclusione del Laboratorio.

Gianni Cagnoni.

Temi di attenzione del Laboratorio

Imparare il disegno cieco e quello emozionale. Verranno illustrate le principali funzioni del cervello, la plasticità neuronale, i disturbi di personalità, la differenza fra umore, emozioni e sentimenti e i relativi disturbi. Gli assiomi della comunicazione, la comunicazione paradossale e a doppio legame. Il funzionamento della psiche, in particolare quello border – line ( bello – brutto) nei pensieri automatici e disturbanti. Il conduttore del laboratorio utilizzerà una serie di tecniche consolidate e aiuterà i partecipanti a comprendere meglio i pensieri e le convinzioni che stanno alla base della espressione pittorica. Nel laboratorio si svilupperanno anche dei sentimenti positivi di gruppo e un senso di accettazione e comprensione dell’altro. Il tutto per rafforzare la propria individualità e dare un senso alla propria vita.

Lauretta Vignaga