a cura di Chiara Beatrice Vicentini e Grazia Zini.

Ferrara – Il Sistema Museale di Ateneo ospita a Palazzo Turchi di Bagno, C.so Ercole I d’Este. 32 Ferrara,  dal 6 ottobre al 3 dicembre,  la mostra “Torquato Tasso (1765-1842) una strana omonimia per una storia dimenticata”  a cura di Chiara Beatrice Vicentini, Susanna Bertelli e Grazia Zini.

“Questa mostra è un evento significativo per il nostro Ateneo” – ha dichiarato Ursula Thun Hohestein, presidente Sistema museale d’ Ateneo, in occasione dell’ inaugurazione. ” Il suo scopo è la valorizzazione della Collezione Instrumentaria delle Scienze Fisiche, oggi compresa nel Sistema Museale dell’Università di Ferrara, riportando alla luce la figura e le opere del fine artigiano della Ferrara Sette-Ottocentesca che si firmava ‘Torquato Tasso in Ferrara’, da tempo dimenticato”.

da sx, Massimo Maisto, vice sindaco di Ferrara, UrsulaThun Hohenstein, presidente sistema museale Unife ; Grazia Zini e Chiara Beatrice Vicentini, curatrici
da sx, Massimo Maisto, vice sindaco di Ferrara, UrsulaThun Hohenstein, presidente sistema museale Unife ; Grazia Zini e Chiara Beatrice Vicentini, curatrici

La mostra, ideata da Chiara Beatrice Vicentini, si è man mano arricchita delle ricerche condotte da Grazia Zini,  iniziate dall’analisi di alcuni strumenti scientifici di squisita fattura presenti nella Collezione di Fisica. Strumenti che hanno permesso di  mettere a fuoco il multiforme ingegno di Torquato come:inventore/meccanico/orologiaio/armajolo e come costruttore/regolatore di Orologi Pubblici in quello che, a quei tempi, era il territorio di Ferrara.

Patrocinata dal Comune di Ferrara, l’esposizione esibisce gli strumenti di Torquato conservati nella suddetta collezione, nonché documenti e libri antichi dell’Archivio Storico Comunale, della Biblioteca Comunale Ariostea e dell’Archivio Storico dell’Università. Tra questi, particolare attenzione è stata dedicata  a un orologio a pendolo da tavolo firmato da Tasso, recentemente restaurato dall’esperto veneziano Simonpietro Carraro. Tra i documenti, poi, merita una citazione e la lettura, la descrizione manoscritta di due Orologi Pubblici: quello  della Torre Marchesana del Castello Estense e quello  della torretta del Palazzo Paradiso, allora sede dell’Università, oggi purtroppo perduti. La complessità del lavoro di Tasso, come costruttore di orologi da Torre, si può, tuttavia, apprezzare con l’osservazione di simili orologi coevi, sette-ottocenteschi, esposti grazie a Gianfranco Acazi, appassionato collezionista padovano.

Completa la carrellata di opere, uno sguardo sull’ inizio del Novecento con il monumentale meccanismo di orologio da torre della Chiesa di S. Andrea Apostolo di Arquà Polesine, restaurato a cura di don Angelo Gianesella e reso disponibile per la mostra ferrarese dal Parroco di Arquà, don Vincenzo Cerutti.

Si tratta di un orologio a pesi, con pendolo e scappamento a caviglie. Il costruttore è sconosciuto. Il meccanismo ha il castello in metallo di colore grigio, con 2 montanti verticali in fusione di ghisa; gli ingranaggi sono parte in ferro e parte in ottone. Nella parte sottostante,  ci sono tre treni (due contrapposti e uno centrale appena sopra). Tutti tre i tamburi sono in legno e servono per l’alloggiamento delle corde che sostengono i due pesi. Un tamburo (del tempo) ha la funzione di mantenere in movimento l’orologio; un altro serve per il battito delle ore e mezze, mentre il terzo tamburo serve per una speciale suoneria (chiamata anche meridiana) che faceva partire, alle ore 11,30, una specie di melodia su tre campane, per avvisare le donne che lavoravano nei campi che era arrivata l’ora di andare a preparare il desinare (pranzo del mezzogiorno) per tutta la famiglia. Dispone, infine, di un sistema per suono delle ore su campana grande e delle mezze ore (un solo colpo) su campana piccola. Sulla destra si trovano tre leve per il collegamento dei tre martelli alle campane.

Ad arricchire l’esposizione ci sono anche campane in bronzo settecentesche, della collezione Acazi, di cui una a semisfera, fuse per il suono a distesa (in movimento) per usi religiosi, ed anche da ferma per il suono a tocchi (battito ore) per uso civile.

Splendidi e curiosi gli esemplari da tasca, da tavolo e da parete, appartenenti alla collezione del “Centro Studi Etnografici Vittorino Vicentini” di Arquà Polesine, che completano la rassegna sugli orologi. Infatti, il Centro si è distinto,in questi anni, non solo con mostre fotografiche e pittoriche, ma anche con esposizioni di cimeli appartenenti alle raccolte antiquarie della famiglia Vicentini.

Per concludere, due strumenti didattici: un tellurio e un pendolo di Foucault, sempre della collezione di Fisica, sono utilizzati come base per illustrare lo sviluppo degli strumenti di misura del Tempo, da quelli connessi con i moti periodici degli Oggetti Celesti fino all’avvento degli orologi meccanici.

Durante il mese di novembre saranno attivati dei laboratori didattici di Fisica, condotti da allievi del Liceo Scientifico “A.Roiti” di Ferrara, e rivolti ai ragazzi dalle Scuole Primarie. L’attività fa parte di un progetto di Alternanza Scuola Lavoro del Liceo Roiti in collaborazione con Sistema Museale d’Ateneo e il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra che propone un approfondimento dedicato alla divulgazione scientifica e in particolare alla figura  della guida scientifica.

Orari di visita: 9 – 17, da lunedì a giovedì;  10 -18, sabato e domenica.