Un piccolo seme piantato tanti anni fa. Una pianticella coltivata con amore da tante persone generose e disponibili. Oggi una pianta robusta e rigogliosa che dona ombra e ristoro ai viandanti provati dalla vita. Andos Rovigo è tutto questo. Una splendida intuizione nata trent’anni fa dalla volontà di Anna Maria Cavallari Monesi di aiutare le donne colpite da patologia tumorale al seno. Un traguardo festeggiato, sabato 3 settembre, nella chiesa di Sant’Agostino, a Rovigo, assieme al piccolo gruppo di medici e volontari degli inizi che, tutt’ora, continuano a regalare: tempo, esperienza e sorriso a chi è precipitato nel buio di una diagnosi nefasta. Accanto a quel piccolo nucleo, però, oggi, trent’anni dopo, c’è un avanposto agguerrito di volontari: medici, personale sanitario, donne giovani e meno giovani che hanno conosciuto la malattia e stanno al fianco di altre donne per coltivare la speranza.
Ad una platea affollata di amministratori dei Comuni del Polesine, di rappresentanti istituzionali, della Sanità e della Chiesa, ha parlato Anna Maria Cavallari Monesi, presidente dell’associazione che riunisce le donne operate al seno – Andos. Ha ringraziat

o tutti per il sostegno e la disponibilità verso la sua ‘opera’, condensata nelle campagne di informazione e prevenzione di ‘Ottobre rosa’, ormai insufficenti ad accogliere tutte le richieste.
A sottolineare il valore sociale e umano di Andos sono intervenuti molti degli ospiti presenti in sant’Agostino: il vescovo, S.E. Pierantonio Pavanello, l’assessore Cristiano Corazzari della Regione Veneto, l’assessore Beatrice Di Meo, per il Comune di Rovigo, Vasco Veronese in rappresentanza della Provincia, Chiara Paparella, direttore Servizi Sociali di Adria.
“Ho l’onore di dirigere una istituzione che in questo campo può fare molto – ha dichiarato Edgardo Contato, direttore sanitario dell’Ulss 18. “La malattia al seno per una donna è cosa devastante, ma trovare medici, assistenti, istituzioni che la seguono è segno di alta civiltà. Sono onorato di rappresentare chi fa prevenzione fin dall’inizio per cercare di superare la malattia nel tempo più breve possibile. Un grazie di cuore a tanti volontari che riescono ad arrivare dove chi ha ruoli ufficiali non riesce”. Con parole appassionate, Fulvia Pedani, rappresentante nazionale Andos, ha ripercorso i primi passi dell’associazione, soffermandosi, poi, su quello che rappresenta e realizza oggi a sostegno delle donne e del loro benessere fisico e psicologico.
Per riassumere il significato profondo e unico della giornata, Mons. Renzo Pegoraro, nella sua ‘Lectio Magistralis’ ha preso spunto dal racconto mitologico di ‘Cura’ per allargarsi, poi, alla parabola del ‘Buon samaritano’ e alla pagina del Vangelo in cui Gesù si affianca ai discepoli in cammino verso Emmaus. Tre spunti di riflessione per il pubblico presente che Mons. Pegoraro ha condensato nelle parole: fragilità, dignità, cura di se stessi e degli altri, come espressione di umanità. Aver cura di noi stessi, degli altri

e del creato significa plasmarsi accogliendoci reciprocamente in questo cammino costellato di delusioni e speranze perdute, in cui Gesù si fa nostro compagno.
L’ ultima parte dell’incontro, la più significativa, è stata dedicata alla presentazione del libro che raccoglie questi 30 anni di Andos, dal 1986 al 2016. Una storia meravigliosa, scritta a più mani da una donna, Anna Maria Cavallari Monesi, dalla sua famiglia e da decine di persone che, nel tempo, sono state conquistate dal loro esempio di volontariato solidale. Un impegno specificatamente rivolto alle donne per le quali, il tumore al seno è una delle patologie più frequenti. Introdotto da Arnaldo Pavarin, contiene: storie, immagini, ricordi e i nomi di tutti coloro che hanno contribuito a scriverlo, giorno dopo giorno. Da chi ha operato sotto l’egida di Andos e da chi, guarito dalla malattia è entrato a farne parte, perché ‘fare del bene fa bene a chi lo fa’.
‘Ottobre rosa’, il mese della prevenzione, prossimo a ripartire con la campagna di informazione, dialogo e visite gratuite, in questo 2016 registra l’adesione di tutti i 50 Comuni della provincia, un fatto unico in Italia.

Lauretta Vignaga (diritti riservati)