Lendinara, Rovigo –  Si intitola ‘Anime d’autunno’ la personale di pittura di Valentina Maniezzo inaugurata sabato 22 aprile e visibile fino al 1° maggio alla Casa  Albergo per Anziani di Lendinara. Un titolo insolito per una raccolta di opere altrettanto insolita, sia nella tecnica che nella scelta di temi e soggetti. Un percorso creativo scandito dalla dualità dell’essere umano: lo spirito e la materia, il corpo e la mente, spesso in contrasto nelle scelte di vita. Le inquietudini e i turbamenti che emergono dalle profondità della psiche coinvolgono l’osservatore in una trama di  paura e incertezza per la nostra fragilità.
 ” Come un albero in autunno si spoglia della sua chioma – dichiara Valentina Maniezzo – così io, con la pittura, mi libero di ciò che ho dentro. Le emozioni che vivo, i  turbamenti, che mi assalgono e prendono forma nella mente, prendono corpo mentre, con la spatola, inizio a stendere il colore sulla base del quadro e proseguo tracciando  il chiaroscuro”.
      Accostandoci alle opere di  Valentina , ci rendiamo conto, da subito, di entrare in un mondo segreto che richiede osservazione e attenzione per rivelarsi nella sua complessità. All’inizio del percorso, ci colpiscono  due volti che si stagliano sullo sfondo nero; le teste cinte da corone nobiliari e i volti pallidi macchiati di sangue.  La donna sussurra qualcosa all’orecchio dell’uomo che  fissa davanti a sé con sguardo allucinato. La tela è un omaggio al genio di Shakespeare, poeta e drammaturgo, che ha raccontato la malvagità di Macbeth e le trame assassine della moglie. Seguono alcuni  nudi femminili, con o senza la testa, che esibiscono le loro forme con totale indifferenza. Se hanno un viso, lo sguardo è lontano,  assente. Lo scopo non è esibire la carne ma indurre, chi osserva, ad andare oltre le apparenze e cercare la vera  ragione: la difesa della propria essenza, della mente e dell’anima che non verranno mai sottomesse dalla paura della violenza o dal  dolore; neppure dalla morte.  L’ arma di difesa è l’indifferenza; la mente che si estranea dal corpo per rivendicare la propria intangibile sostanza. Perché di un corpo ci si può impadronire ma non della sua anima.
Un messaggio riproposto da altre scene di nudo:  il busto femminile fasciato di rosso, la donna seduta di schiena in mezzo alle fiamme;  la figura al centro di un panorama di rovine. Lo sguardo immobile che fissa davanti a sé, privo di  qualsiasi emozione.   Poche le eccezioni: il  viso di donna che guarda con intensità chi  le sta di fronte mentre la sua mano protende le dita nel tentativo di afferrare chi l’ha creata, e, ora, cerca di eliminarla incidendo il colore steso con la punta della spatola.  Bella e rilassata appare madre – terra mentre emerge dall’acqua, elemento che ha generato la vita.
   Icona del dubbio e tormento esistenziale è  la faccia di un giovane che appare, pallida e solo a metà, dal nero cupo della base del quadro. E’ Amleto che si interroga sul mistero dell’esistenza e sulla vendetta che deve compiere: ” Essere o non essere.…….. questo è il problema… Altre scene danno forma alla paura che si cela in ogni situazione  imprevista: la galleria sopra la strada che curva stretta a sinistra, sul ciglio del baratro. La  gigantesca giostra a catene che gira vorticosa proiettando verso l’alto i seggiolini con i loro occupanti. Basta chiudere gli occhi per sentire le grida di sorpresa e terrore. Ignoto e drammatico appare anche  il destino della nave incagliata fra gli scogli e piegata su un fianco.
  Decisamente fuori dal comune la tela che mostra una camminata in punta di piedi;  una metafora  con cui Valentina ha voluto raccontare la delicatezza con cui il suo innamorato  è entrato nella sua vita.  Seduzione e  rivendicazione  della propria autonomia è il messaggio di Lilith, la donna che per prima volle imporre  la parità tra maschio e femmina. Provoca l’uomo esibendo le gambe ma nasconde con un velo il corpo nudo.  Ricorda l’emarginazione che spesso colpisce chi perde ricchezza e ruolo sociale l’auto distrutta in un incidente.  Ammaccata e con il motore fuori uso, è stata chiusa  e abbandonata in un capanno.
Personalissima la tecnica usata da Valentina: impiego di colori primari stesi con la spatola in  strati densi. La base della tela ricoperta dal bianco e nero e poi le figure che emergono dal fondo senza che i colori vengano sovrapposti o mescolati. Mancano le sfumature ma i soggetti sono puntualmente tracciati e rappresentati nei minimi dettagli. Prevalgono le tonalità cupe  e forti. La quantità di colore, stesa in strati sovrapposti, conferisce corposità a cose e personaggi che acquistano rilievo e sembrano emergere dalla scena. I colori primari e i tocchi di rosso e di giallo conferiscono drammaticità alle tele. 
Lauretta Vignaga