Arnaldo Pavarin, la poesia come passione di una vita 


Rovigo, Veneto – La passione di Arnaldo Pavarin per la poesia merita un articolo a parte, sia per l’abbondanza della produzione che per la spontaneità, la freschezza, l’infinita varietà dei temi e la sensibilità con cui ogni argomento:  sentimento, dolore, gioia,  fatto imprevisto dell’esistenza, viene da lui trattato.   Trasformare ogni cosa in poesia è un impulso naturale che nasce nella sua mente  e nel suo cuore e urge dentro per farsi racconto, testimonianza, successione di rime cadenzate o briose che fanno sorridere e divertire. Una dote che lo distingue sin da ragazzo, pur se allora preferiva non diffondere i suoi scritti.  Solo parecchi anni dopo,  l’apprezzamento di amici e conoscenti, i commenti molto positivi e le condivisioni che le sue liriche e le prose riscontrano  in occasione di incontri pubblici sciolgono il suo riserbo e, a cadenza biennale, le sue “Raccolte di parole in dialetto e in lingua in forma di poesia” – come Arnaldo ama definirle- vengono date alle stampe.  Nel 2012  esce ‘Un cuore spazioso’ ; nel 2014 ‘ Come orizzonte’ e ad aprile 2016 ‘ Na streta al cuore’.
Il lavoro dei genitori nei campi e il contatto giornaliero con la natura e le sue leggi, il rispetto che Arnaldo prova verso la grandezza  dell’universo cresce in lui ogni giorno di più e quel mondo semplice,  genuino e  sincero resta impresso  nella sua sensibilità assieme al linguaggio in cui si manifesta.  Il dialetto della sua infanzia diventa il tramite del suo raccontare e poetare; di trasmettere e condividere le sue emozioni, le impressioni  e lo stupore per un mondo piccolo ma straordinario.

La prima raccolta di poesie e prose: ‘Un cuore spazioso’ – pubblicato nel 2012 –  gli pemette di rivivere gli eventi che si sono susseguiti nella sua vita dall’adolescenza al primo decennio del 2.000. Un percorso quanto mai vario quello tracciato dall’autore, dove nulla è mai dato per scontato e niente è mai banale o superficiale. Ci sono i luoghi, le amicizie, i ricordi  di un ragazzo che si affaccia alla vita. I momenti sereni di una esistenza  trascorsa nella comprensione reciproca con la propria donna, nel rispetto e nell’amore dei figli, nella fede e  nella fiducia verso Colui che tutto ha creato. Accanto alla famiglia ci sono gli altri: la gente che vive sullo stesso territorio e condivide ansie e preoccupazioni, ricorrenze, tradizioni e i momenti lieti e tristi del vivere di ogni giorno.
La sensibilità di Arnaldo è sempre attenta a percepire  i problemi degli altri e ugualmente pronta a rendersi utile senza indugiare. L’ispirazione poetica prende forma e sostanza quando Arnaldo è un giovanotto e le cose e le persone assumono caratteristiche diverse. I  luoghi dove è cresciuto, i corsi d’acqua, le ricorrenze religiose, le tradizioni, diventano quadretti di vita stampati  nella mente, come i ricordi dei pomeriggi trascorsi con gli amici più cari o fra le mura domestiche circondato dall’affetto di figli e nipoti.

Passiamo quindi in rassegna ‘Na streta al cuore’, la terza raccolta di poesie e prose di Arnaldo Pavarin , pubblicata nel 2016. Una scelta dettata dal confronto che l’autore fa di continuo tra il presente, il tempo in cui viviamo. e il passato, di cui siamo eredi e che rischiamo d dimenticare.  ” Con i versi e le parole contenuti in questo libro –  spiega Daniele Pavarin, figlio del poeta  e curatore della Prefazione del volumetto –  Arnaldo  si assume il compito di  tenere assieme, in una visione unica, le tre prospettive del: “Com’era una volta”; del ” Com’é adesso ” e del “Come sarà domani”.  “Siamo, quindi, invitati,” – come suggerisce la poesia che dà il titolo all’intera raccolta – ” ad andare indrio co’ la memoria al tenpo andà”  – non per restarci ma –  “tegnendo vardà co’ la coa de l’ocio”  ciò che del tempo presente non riusciamo più a comprendere”. Un modo per analizzare il presente stimolando il lettore a valorizzarlo in tutti i suoi aspetti. Scopo che il poeta ottiene tornando ai temi che gli sono  sempre stati cari:  i ricordi, il tempo passato, la tradizione. Una operazione effettuata  con la straordinaria leggerezza del dialetto, a volte afffiancato dalla traduzione in italiano. E c’è il trascorrere degli anni e delle stagioni; il ricordo degli amici e degli affetti  perduti, della gioventù svanita per sempre. Riferimenti e confronti con l’oggi e, infine, il volontariato con la gioia  di aiutare gli altri  e sentirsi felice.

‘VOE’RGHE BEN A LA VITA’.  PRINCIPIO GUIDA NELL’ESISTENZA  DI ARNALDO PAVARIN

Biografia
Nato a Rovigo nel 1940, in una famiglia modesta che coltivava la terra, attività praticata dalla maggior parte dei polesani fino agli anni ’60 del ‘900, Arnaldo Pavarin sembrava destinato a seguire  le orme dei suoi genitori.  L’alluvione del Po del 1951, però, cambiò il suo futuro. I campi allagati  costrinsero la famiglia  Pavarin, come tantissime altre famiglie del Polesine, a lasciare tutto quello che avevano  per un luogo  più sicuro.   Arnaldo, con i genitori e i fratelli,  si spostò, temporaneamente, a Verona , dove potè proseguire gli studi e diplomarsi ebanista , professione in cui divenne  un artigiano abile e molto apprezzato.

        Il ritorno  a Rovigo segna l’inizio della sua indipendenza.  Viene  assunto dall’ azienda Tosi, impresa di primaria importanza nel settore dei mobili e dell’arredamento. La partecipazione ad un concorso bandito dal Comune e l’ottimo risultato ottenuto gli garantisce un posto di lavoro a tempo indeterminato e la possibilità di prestare la sua opera in settori diversi. Un impegno che Arnaldo  esplica per molti anni diventando un punto di riferimento per i numerosi colleghi inseriti nei diversi settori dell’amministrazione pubblica. Sempre gentile e disponibile a dare una mano a chi ne aveva bisogno, apprezzato per l’abilità e la manualità che possedeva,  Arnaldo conquista la simpatia di tutti.  Grazie a queste doti entra anche  nel mondo del volontariato. 
    L’occasione si presenta con un pellegrinaggio a Roma per partecipare alle celebrazioni dell’ Anno Santo proclamato dal Papa nell’anno 2000. Ad Arnaldo viene affidato il compito di gestire l’accoglienza dei fedeli, in collaborazione con il professor Antonio Carlizzi, all’epoca presidente IRAS – Istituti Riuniti di assistenza sociale. Il gruppo dei volontari si trasforma, in seguito, in associazione  con scopi socio – culturali, senza fine di lucro. Associazione che, in seguito, si apre alla collaborazione con l’ Accademia dei Concordi e con il Museo dei Grandi Fiumi facendosi carico dell’accoglienza e dell’accompagnamento dei visitatori. In questi anni nasce anche l’ Associazione ‘Renzo  Barbujani’ onlus,  con lo scopo di sostenere la cultura e la creatività delle persone di una certa età e di coloro  che desideravano coltivare la  passione per la scrittura, la pittura e la fotografia. Per promuovere e sostenere  queste attitudini  vengono organizzati  laboratori di scrittura creativa, di pittura e fotografia. Arnaldo Pavarin viene eletto presidente dell’associazione ‘Renzo Barbujani, incarico che ricopre in maniera continuativa per 15 anni, il tempo massimo possibile. Poi ne diventa presidente onorario.  
Arnaldo, però, non è tipo da andare in pensione: la sua voglia di fare e il suo spirito di iniziativa non accettano freni  e starsene in disparte a guardare non fa per lui. La sua vitalità, il gusto per la vita e le tante cose che ancora può fare per gli altri gli ardono dentro come un fuoco.
 L’incontro con Bruno Paganelli,  insegnante in pensione, vedovo  e con la passione per la fisarmonica è la scintilla che fa nascere un nuovo  progetto di socializzazione e animazione destinato agli utenti delle università popolari per gli adulti e per la terza età.  A questo ‘nuovo pubblico’ Arnaldo Pavarin racconta il passato: fatti, personaggi, aneddoti, tradizioni di un mondo che sta per scomparire per sempre. Legge le  poesie e le prose che compone in italiano e, soprattutto, in dialetto, mantenendo inalterate nei testi la freschezza e la spontaneità  che avevano negli anni della sua giovinezza. E tra un racconto e una poesia, un aneddoto divertente e la rievocazione di un fatto realmente accaduto, la fisarmonica di Bruno Paganelli diffonde le note di una mazurca, di una canzone popolare,  o di un valzer che fa venire la voglia di mettersi a ballare. Arnaldo e Bruno, diventano un duo che porta sorrisi e buonumore dovunque si presenta.
Lauretta Vignaga