Rovigo, Veneto –  La  porta dell’oratorio di San Rocco, a Valliera di Adria, è socchiusa. Lo spazio ristretto incornicia una figura vestita di scuro che rivolge alle persone all’esterno, in attesa di entrare, frasi dagli accostamenti strani e incomprensibili. Poi, la porta si spalanca e, al centro dell’oratorio, in origine consacrato a San Rocco e oggi edificio sconsacrato, appare uno spazio rettangolare chiuso da teli di sacco che nasconde ai presenti il suo contenuto. E’ la più importante istallazione di ‘Cerimoniale’, performance di danza e arte realizzata dall’ Associazione Cantieri Culturali Creativi, in collaborazione con gli artisti a Km 0: Giovanna Chiarato, Nadia Zampollo, Romina Zangirolami, Adriano Baccaglini e gli artisti Luigi Gioli, Giorgia Cangiano e Diego Forno, svoltasi  sabato 22 settembre. 
   Ripresa dalla tradizione medioevale l’usanza di far scendere dal soffitto delle piccole chiese un baldacchino sopra l’altare maggiore – il capocielo –  a sottolineare la sacralità di ciò che sull’altare era custodito –  l’istallazione di teli di sacco mostra  le gambe, dal ginocchio in giù di alcune danzatrici; i piedi nudi sopra un tappeto cosparso di polvere impalpabile. Poco dopo, piedi e gambe iniziano un dialogo di movimenti tra loro e la polvere sul tappeto, spostandola verso l’esterno, rigandola con le dita dei piedi, alzandola e poggiandovi sopra le ginocchia. Abbassato il capocielo e aperto verso l’abside, l’attenzione dei presenti viene catturata da fogli di carta spessa che si srotolano su un lungo piano di legno. Pensieri e parole scorrono su quel foglio assieme a spazi bianchi che raccolgono il silenzio. Sulla parete di fronte si nota un grande pannello di carta che scende dall’alto srotolandosi verso il pavimento dove c’è una piegatura simile a quelle che si fanno sulle pagine dei libri per mantenere il segno. L’autrice, Giorgia Cangiano  spiega che quell’elemento rappresenta un orecchio che, aprendosi, rivela parole scritte raccolte per essere custodite.
  Il rotolo di carta, steso sul tavolo mostra brani di scrittura che, nelle intenzioni dell’autrice, sarebbero, stati, poi, affidati alla terra assieme al loro contenitore, per alcuni mesi. Il successivo recupero avrebbe testimoniato i cambiamenti intervenuti  e i significati assunti.
     Nelle due cappelle laterali ci sono le istallazioni di Diego Forno e Luigi Gioli. Oggetti raccolti dal passato per mantenerlo vivo: una vecchia porta in legno scuro a cui si contrappone la sagoma di un bianco tabernacolo. Un paio di tuniche femminili, emblema di una categoria fragile e indifesa, a cui la chiesa offriva ricovero. E la cappella con una sola veste in tela cerata inchiodata ad una croce.
Lauretta  Vignaga