Adria, Rovigo. – Regione Veneto.    Fondato nel 1967, ad Adria, la porta del Delta del Po, l’Istituto alberghiero, dal 2007 è intitolato a Giuseppe Cipriani , imprenditore di successo per le straordinarie intuizioni e applicazioni nel campo dell’accoglienza e della ristorazione.  Oggi, 12 maggio, la ricorrenza del cinquantesimo e del 10mo anno di queste due date fondamentali, testimoniano un percorso di successi, scandito da un numero di allievi in continua crescita accompagnato dall’espansione delle strutture per stare al passo con il livello formativo, la promozione della cultura enogastronomica e lo stile , dell’accoglienza che connota il rapporto con i clienti e il loro benessere.
   Entrambe le ricorrenze sono state festeggiate sul filo dei ricordi e delle iniziative messe in campo – alcune ancora in fase di realizzazione – a partire dallo scorso dicembre 2017, quando venne inaugurata, in Gran Guardia, a Rovigo, una mostra dedicata ai 50 anni di attività dell’istituto. Erano seguiti due convegni, uno a Rovigo e uno ad Adria, per ricordare la nascita e la crescita dell’alberghiero, occasione per presentare anche il libro che la racconta.
 ‘Giuseppe Cipriani, una storia di eccellenza tra imprenditoria, gastronomia e accoglienza’ è il titolo del convegno svoltosi questa mattina, guidato dagli studenti dell’istituto, i veri protagonisti della giornata, come ha sottolineato il dirigente scolastico Romano Veronese. Espletati i saluti di rito, da parte del commissario prefettizio Carmine Fruncillo, e di Antonio Giolo, consigliere generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, sono stati  proprio gli studenti – o meglio le studentesse – a condurre l’incontro. Coordinate da Vanessa Manoli, Camilla Barbin e Francesca Crispi ( V B accoglienza turistica ) hanno introdotto la figura di Giuseppe Cipriani e la  sua vita esemplare. Aurora Mantovan e Silvia Selvatico- stessa classe – hanno  evidenziato, rispettivamente,  il carattere di ‘self-made man’ di Cipriani e il suo principio di accogliere con semplicità ed eleganza. Giada Luise ( V A Sala e Vendita), ha messo in luce il terzo ingrediente del successo dell’imprenditore: lo stile applicato al servizio, mentre Gaia Bimbati (V A Enogastronomia) ha concluso con l’ultimo ingrediente del successo di Giuseppe Cipriani: ‘l’enogastronomia oltre le mode’.
  Ma chi era Giuseppe Cipriani e come è nata la sua fortuna? Figlio di un muratore, nasce a Verona nel 1900. A quattro anni si trasferisce in Germania con la famiglia, per motivi di lavoro, e qui, la madre apre un albergo, istillando nel figlio il principio dell’accoglienza e della cortesia. Lo scoppio della prima guerra mondiale riporta i Cipriani in Italia, a Verona, dove  il giovane apre una pasticceria. Grazie al suo impegno e spirito di sacrificio il locale diventa subito famoso. Giuseppe, tuttavia, non è soddisfatto  e  si arruola nell’esercito. Conclusa la guerra, inizia a lavorare come cameriere sia in Italia che all’estero, apprendendo il francese e, più tardi, l’inglese. Nel 1927 trova lavoro in un albergo a Venezia dove rimane affascinato dall’atmosfera della città. Nell’hotel soggiorna una anziana signora americana con un nipote dedito all’alcol. La partenza improvvisa di costei lascia il giovane solo e senza soldi. Giuseppe lo aiuta prestandogli il denaro per il ritorno in patria . Un atto di grande generosità che sarà ricompensato nel 1931, quando Harry Picking – il suo nome – ritorna in laguna,  gli restituisce il denaro e,  con Giuseppe, decide di aprire un bar nelle vicinanze di piazza San Marco. Nasce il primo Harry’s Bar. Qualche anno dopo, viene  inaugurata una locanda a Torcello e, in seguito, un hotel alla Giudecca, con giardino, piscina e ristorante. Nel 1948, in onore del pittore Giovanni Bellini Giuseppe realizza il cocktail ‘Bellini’, che spopola nell’Harry’s Bar di New York e negli altri Harry’s Bar aperti in tutto il mondo. Sua è anche la creazione del ‘carpaccio’, fettine sottilissime di controfiletto crudo condite con una salsa chiamata  ‘alla Kandinsky’. Il nome  era un omaggio al grande Vittore Carpaccio, pittore a cui Venezia aveva dedicato una grande mostra.
 La filosofia dell’accoglienza, fatta di semplicità ed eleganza,  era uno dei pilastri di Giuseppe Cipriani. Nulla era lasciato al caso; e il lusso non era mai esibizione. Principi ripresi ed esposti nel libro ‘Elogio all’accoglienza’ scritto da Arrigo Cipriani, figlio di Giuseppe  che, invece di  diventare avvocato, sulle orme del padre, ha creato un impero  nel settore della ristorazione.   A rendere unica la ristorazione Cipriani ha contribuito e contribuisce la produzione artigianale del pastificio di famiglia, a Meolo, nel veneziano. Prodotti unici per l’esclusiva lavorazione e la genuinità degli ingredienti. Ogni piatto è a base di cose  naturali e ispirato alla cucina veneta e veneziana.
      Con simili esempi  davanti, per l’istituto alberghiero di Adria non poteva esserci riferimento migliore per intitolare l’istituto, cosa avvenuta il 1° dicembre del 2007, nel quarantennale della fondazione. Giuseppe Cipriani – scomparso nel 1980 –  divenne l’esempio da seguire per la passione, l’umilta, la professionalità profuse nel lavoro, assieme allo stile semplice ma raffinato che diffondeva in  tutte le strutture realizzate.
   Da quella data,  Arrigo Cipriani è sempre stato presente nei momenti più importanti della vita scolastica di quelli che, ormai, erano  diventati anche i ‘suoi’ studenti.   
Per i migliori delle tre articolazioni formative  – Accoglienza turistica, Enogastronomia,  Sala e Vendita – il dottor Cipriani ha istituito le borse di studio più ambite: quelle che offrono uno stage di tre mesi nelle sue aziende di New York. Una esperienza incredibile, come ha ricordato e raccontato Elisa Franco, vincitrice della Borsa di studio ‘G. Cipriani’ nell’anno 2015/2016 e, oggi, fa parte del team internazionale dell’ Harry’s Bar.
    A concludere la mattinata, il ricchissimo buffet in  stile ‘Cipriani’, con i piatti e le bevande che si gustano negli Harry’s Bar di tutto il mondo, preparati e serviti dagli allievi dell’ istituto aberghiero polesano.
Lauretta Vignaga