Carmine Tisbo, primo piano
Carmine Tisbo, primo piano

Rovigo, Veneto – Renzo Melotti lo ha inserito tra gli artisti della sua straordinaria collezione. Ora, grazie alla donazione di Melotti dell’intera sua raccolta di opere d’arte all’ ospedale rodigino di Santa Maria della Misericordia, Carmine Tisbo è in esposizione permanente, con alcune sue realizzazioni, negli spazi accanto alla sala di ingresso del nosocomio rodigino, dove sosta chi è in attesa di indagini strumentali o radiologiche o di visite diagnostiche. Assieme a tutte le altre pitture e sculture, collocate nelle sale d’attesa e reparti di degenza, hanno il compito di rasserenare lo spirito e distogliere, anche solo per pochi attimi, il pensiero dalle preoccupazioni per la propria salute o per quella delle persone care.

    Nato a Pescara ma residente a Lendinara da parecchi anni, Carmine Tisbo è un caso particolare nel panorama artistico veneto. Nel 1998 decide di lasciare un lavoro ‘sicuro’, da impiegato dello stato, per dedicarsi completamente all’arte pur senza una specifica preparazione. Agli inizi si occupa di antiquariato, poi, dal 2005, la passione per i materiali naturali e di recupero lo guidano ad assemblare le cose più disparate, generando una contaminazione tra pittura e scultura che richiama l ‘Art Decò. Il carattere insolito delle sue creazioni colpisce l’attenzione di Gianni Cerioli, critico d’arte ferrarese e, nel 2007, Tisbo inaugura: ‘I quattro elementi’, la sua prima mostra al Castello Estense. Seguono mostre in giro per l’Italia dove le sue riflessioni sui materiali poveri danno impulso a un nuovo concetto dell’arte e della sua funzione. Una modalità creativa che l’artista non ha mai abbandonato.
     Noi lo abbiamo incontrato per approfondire le ragioni della sua scelta e i mutamenti che hanno generato.
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COPERTINA LIBRO IL VOLTO DELLA SINDONE

 Le opere che Melotti ha incluso nella sua collezione sono composizioni materiche che mettono in relazione la radica di noce, la corda e  ceramica policroma invetriata. E la ceramica è l’elemento caratterizzante. Ce ne parla?  “Dopo diverse esperienze con materiali di recupero, vissuti dall’uomo, ho ‘sentito’ che ero pronto per creare con le mie mani. La ceramica è la terra che viene plasmata e si trasforma. Una prima cottura la rende terracotta; la seconda la trasforma in ceramica liscia e lucente con l’invetriatura. Come in tutti gli altri materiali usati, vi ho percepito la vita che nascondeva dentro. Scavare nella materia equivale a scavare dentro se stessi. La radica sta dentro la terra e ne assorbe le energie con cui nutre la pianta. L’argilla contiene tutti i quattro elementi e quando la lavoro non seguo mai un progetto preciso: dopo l’incertezza dell’inizio scatta qualcosa che mi dice cosa fare. Creo opere astratte ma con un’idea di base e con il cuore.  La corda grezza, che completa i miei  pannelli, è materiale usato che ‘lega’ la ceramica scavata dagli alveoli. Simboli dell’uomo e del suo lavoro, a cui l’atto creativo regala percezioni di infinito”.

     Dalle forme astratte della ceramica, sinuose e scavate, dove spigoli e linee dritte sono del tutto assenti, lei è passato alla rappresentazione dell’uomo della Sindone, un volto sofferente replicato in centinaia di copie. “All’inizio ero impacciato, non mi sentivo pronto a realizzare la figura umana, il volto di un uomo. Poi, sulla mia strada ho incrociato la Sindone, il volto enigmatico di un uomo che i credenti identificano con Gesù Cristo e chi non crede ne resta, comunque, profondamente colpito. Con l’immagine impressa sul quel lenzuolo le cose sono andate bene subito; mi sono reso conto che la scultura era la mia vera strada. Già dal primo tentativo, quel viso era ben definito, convincente; una grazia per me. Il volto è la cosa più bella di una persona, la cosa che sono riuscito a fare meglio e, riuscirci, è stato come entrare nel mistero che la circonda.  La sensazione che mi trasmette è indicibile. A dicembre, a Rovigo, presenterò un’altra mostra dedicata all’uomo della Sindone e al suo mistero. Lo rappresenterò in modi diversi ma tutti possibili, tutti in sintonia con la figura di Cristo”.
    Per concludere, chiediamo a Carmine Tisbo come valuta l’enorme fiorire di artisti, o pseudo tali, e di opere celebrate al loro apparire  come autentiche rivelazioni. ” Il valore di un’opera d’arte è determinato da tanti fattori: la tecnica di realizzazione, il tema e la sua piacevolezza cromatica  e, soprattutto, la capacità di suscitare, in chi guarda. emozioni e il desiderio di ricercare in se stessi quella scintilla d’infinito che ciascuno custodisce. Purtroppo, oggi l’artista non crea ma produce tenendo d’occhio il mercato e le sue tendenze. C’è la corsa alla novità, l’artista si confronta con altri artisti per richiamare l’attenzione, anche con messaggi banali purché forti e spiazzanti”.
Lauretta Vignaga