Rovigo,  Veneto –  Un lungo colloquio per ripercorrere tutta la vita. Ho incontrato Giancarlo Moschin perchè affascinata dalla sensibilità che emana da ogni sua poesia; la delicatezza del pensiero nel raccontare quanto è bello il mondo, quale senso di grandezza comunica all’uomo che lo guarda con lo stupore di un bambino. Una passione nata all’improvviso, spontaneamente, quando, libero dalle contese e dagli affanni della politica, ha deciso di vivere per se stesso, riappropriandosi del proprio tempo e viverlo con semplicità assieme alle persone care. Naturalmente, nulla nasce per caso, come nulla di quello che si affronta nella vita passa senza lasciare traccia. E le vicende vissute da Giancarlo Moschin sono state molte. 
  ” Sono nato fuori dal matrimonio e per molti anni sono stato bollato come ‘ figlio di N.N.’ –  spiega l’ex assessore. Abitavo a Fratta e la mia mamma doveva lavorare per vivere. Per un po’ ho abitato con degli zii poi, a 8 anni, sono stato accolto nell’ orfanatrofio che c ‘era all’Iras. Una situazione di sofferenza  fino a quasi 18 anni, quando sono tornato a vivere con la mamma. In orfanatrofio ho seguito la Scuola di Avviamento professionale e poi due anni di scuole tecniche che non amavo, mentre mi piacevano molto le materie letterarie. Successivamente, ho superato l’esame di integrazione per accedere all’ Istituto per Periti Meccanici. Dopo il diploma ho insegnato all’Istituto Tecnico Industriale Provinciale di Ferrara per cinque anni: i più belli della mia vita! 
 
  Proseguendo la nostra chiacchierata, Giancarlo Moschin ha ripercorso il suo cammino in politica, la grande passione della sua vita. “Sono nato a Fratta Polesine, il paese di Matteotti, e verso i vent’anni, seguendo l’esempio e il comportamento con gli  scolari del professor Luigi Tomasi, che insegnava all’Istituto per Periti’, mi sono iscritto al Partito Socialista. Da allora sono passati 55 anni e la mia idea non è mai cambiata. Ho militato nella sezione giovanile del partito e, successivamente, nel 1975, mi sono candidato per la prima volta e sono risultato  eletto nel Consiglio Comunale di Rovigo” – ha ricordato con orgoglio.
Numerosi gli incarichi ricoperti da Moschin nell’ Amministrazione pubblica, oltre ad essere stato vice sindaco dal ’83 al ’85, e presidente del Consiglio dal ’98 al 2000. Tra i più significativi ricordiamo: l’incarico di   Consigliere all’Iras, dal 1970 al 1975, anni in cui, congiuntamente a tutto il C.d.A. degli Istituti Riuniti, egli ha sostenuto e portato avanti il progetto della nuova Casa di Riposo, inaugurata proprio nel ’75.
Come membro dell’opposizione, Giancarlo Moschin  è stato presidente della 3^ Commissione consigliare ai Lavori Pubblici e, per 5 anni, assessore al Bilancio e Municipalizzate: gas, igiene urbana, depurazione acque. Ha avviato la raccolta differenziata del vetro. Nel 1985, associando all’azienda del gas il servizio di Igiene urbana, reso pubblico,  è stata costituita l’ASM e, nei tempi successivi, diversi servizi sono stati tolti dalle mani di gestori privati e affidati e

alla gestione pubblica. Il referato all’Urbanistica, dal 1985 al 1991, gli ha permesso  di promuovere gli incarichi all’architetto Vio, proto della Basilica di san Marco di Venezia, per i progetti di recupero del  Monastero degli Olivetani, di Palazzo Roverella e  palazzo Angeli. E affidare il recupero dell’ex Ghetto ebraico all’architetto Romano Chiriti.  Momento di particolare orgoglio la firma del piano regolatore generale, adottato dal Consiglio Comunale  il 21 marzo 1990. 

L’ incarico di assessore ai Servizi Sociali e alla prima infanzia, dal 2006 al 2011 ha registrato, come primo atto, il ritorno alla gestione diretta del Comune dell’assistenza domiciliare agli anziani. Nello stesso periodo, sono stati  realizzati anche gli appartamenti per malati  psichiatrici, a completamento, in città, del progetto Basaglia , in collaborazione con il Dipartimento di psichiatria dell’ ULSS 18.  Con la scadenza del mandato, Giancarlo Moschin ha concluso il suo impegno  in politica.
Libero e padrone del suo tempo, nel 2012 l’ex assessore  si concede un soggiorno al mare nel mese di giugno. La bellezza della natura, le lunghe camminate di mattina presto, assaporando la vita attorno con i suoi profumi e colori fa sgorgare dal suo cuore sentimenti, inquietudini, riflessioni, emozioni e meraviglia per un mondo mai conosciuto e avvicinato prima.  Si sorprende  a dialogare con se stesso, a ricordare, senza rimpianto, il proprio vissuto riscoprendo un senso nuovo di appartenenza alle persone care, agli amici veri, al suo mondo interiore dove  compromessi, doppi giochi e ipocrisia non hanno spazio.
   Nel maggio 2015 Giancarlo pubblica la prima raccolta di liriche: ‘Le vele bianche’; nell’ aprile 2017, la seconda: ‘Un tempo senza tempo’. Frasi semplici, parole della quotidianità, profondamente delicate, armoniose nel loro rincorrersi. Dentro c’è la gioia per l’intimità domestica, le emozioni di un amore che gli anni non hanno scalfito, l’affetto immenso per le nipotine che osserva nel loro crescere e diventare giovinette. C’è l’amore per la natura, la pietà per chi soffre, l’angoscia sottile per questo mondo sfruttato e depredato per sete di potere e denaro. Il ricordo della madre, che più di tutti lo ha amato e la tristezza del tempo che passa inesorabile mentre: “vedo il futuro/ che veloce avanza./ Ogni giorno è subito ieri./Mi soffermo e penso./ Vorrei ancora la vita/ davanti a me/ ricca di interessi,/ per continuare/ ad imparare ancora”.
  Alle vittime del ‘Bataclan’ ha dedicato: ‘Quale Dio?’
Dal concerto/ della vita,/alla morte/ dei giovani/ figli della libertà,/ speranza e futuro/ del mondo./ Alla fuga/  senza respiro,/ per sfuggire/ alla mano caina./ Quale Dio/ può chiedere/ tanto?/ Gli affranti/ genitori,/ intanto,/ ancora attendono/ chi mai più/ tornerà .
    Giancarlo Moschin:  ‘Un tempo senza tempo’, Liriche.
Lauretta Vignaga