Rovigo, Veneto –   Fermare la macchina per guardare incantati il cielo infuocato dal sole che tramonta o restare incollati ai vetri della finestra, a guardare, con lo stupore di un bambino, il vento che sibila e piega verso terra le chiome dei salici, mentre i lampi squarciano le nubi, può capitare a chiunque. Non sempre capita, invece, che, in tali circostanze, la mente elabori pensieri sgorgati dalle sensazioni vissute e li fissi nella memoria per non perderli, per rivivere quei momenti straordinari e condividerli. 
  Dopo una vita da funzionario di banca – giornate lineari con poche variazioni – Franco Callegaro amante della bella prosa, scopre in sé emozioni nuove: meraviglia e riconoscenza per la bellezza della natura, la forza rigeneratrice che possiede e, anche, la paura irrefrenabile della sua furia distruttrice. Infine, la consapevolezza del legame inscindibile tra uomo e natura e del destino che, nonostante le differenze del colore della pelle e del luogo in cui ci troviamo a vivere, mette in relazione la nostra vita con  quella degli altri uomini.
Decide di coltivare le emozioni vissute davanti a un tramonto che lo ha obbligato a fermarsi sul ciglio della strada: “Mi mancheranno gli infuocati tramonti” – aveva registrato la mente. Un giro nel Delta del Po gli regala  impressioni straordinarie; le ferma sulla carta e le sottopone al giudizio di qualche conoscente che giudica imparziale. Invia il testo ad un concorso e si classifica al primo posto.
 Oggi il palmares di Franco Callegaro elenca 34 tra premi e segnalazioni, mentre su Facebook le sue rime sono apprezzate e condivise da ‘amici virtuali’ sparsi in tutta la penisola, e i ‘mi piace’ sono diventati parecchie centinaia.
Franco,  però, non è un poeta in linea con le tendenze di oggi: il verso libero, le espressioni forti non sono nelle sue corde.  Franco compone in rima: quartine con il primo e l’ultimo verso che si richiamano nella chiusura, o a rima alternata, più difficili da comporre ma dal suono melodioso come in una canzone. Dentro c’è la vita stessa dell’uomo: le gioie e i dolori, le difficoltà dell’abbandono, le incomprensioni tra coniugi, la solitudine degli anziani e il dramma di chi non ha casa e lavoro. Le parole, scelte con grande cura e delicatezza, non hanno, tuttavia. alcuna esitazioni nel denunciare il degrado, i soprusi, le violenze che bambini e bambine subiscono in tanti luoghi del mondo, senza escludere il nostro paese. Gli emarginati che vivono per strada, i giovani preda della droga e i rifugiati da paesi lontani trattati come schiavi per pochi euro al giorno. Accanto a tutto questo ci sono le composizioni ispirate alla terra polesana, al suo grande fiume, alla natura e alle stagioni. Leggere come carezze le strofe che parlano d’amore e della vita vissuta insieme, in armonia Un valore in cui Franco crede davvero.
  Tante cose e diverse di cui  parliamo con Franco che conosciamo da tempo e stimiamo per il rigore delle sue liriche,  pronte a dare risalto a ciò che vale in questo mondo e a sottolineare falsità, inganni e disonestà.
 
 Da dove nasce la passione per la poesia in rima? – chiediamo.  “Da ragazzo amavo scrivere in prosa e cercavo di non essere mai banale. Questo mi obbligava a controllare bene ciò che mettevo sulla pagina, a  essere chiaro e comprensibile. La composizione procedeva come una serie di quadri, ciascuno una tappa del racconto. Curo molto ogni composizione per non essere noioso ma infondere quella sensibilità che è fondamentale per entrare in sintonia con chi legge.”
    Finora hai pubblicato cinque raccolte di poesie, come ti relazioni con il pubblico? ” Sono quasi sempre presente alle premiazioni e leggo personalmente le mie opere. Leggere bene una poesia, con le giuste pause e l’intonazione della voce che si adegua al contenuto, è fondamentale per trasmettere emozioni  e suscitare la  condivisione dei presenti. Ho partecipato a numerosi incontri di poesia e ho sempre riscontrato grande attenzione tra il pubblico. In anni recenti, ad Adria, la mia città, su sollecitazione di persone amiche, ho organizzato reading poetici  con lettura di poesie da me composte. Incontri di circa un’ oretta e mezza che sono stati molto apprezzati e hanno coinvolto diverse decine di persone. Qualche volta, era presente anche un musicista per sottolineare le atmosfere evocate dalla lettura. Altre volte, è stata la proiezione di foto del Delta del Po a rendere ancor più suggestivo l’incontro. Non c’è bisogno di rinfreschi  se i sentimenti sono genuini e parlano al cuore. Ho portato la mia poesia anche negli istituti superiori e i giovani mi hanno dato grande soddisfazione”.
  C’é un sogno che vorresti realizzare? ” Sto preparando una raccolta delle migliori poesie che ho prodotto, 60/70 in tutto. Il sogno è quello di vedere il mio libro presentato in giro per l’Italia.  Altro desiderio è poter continuare gli incontri di lettura  e vedere  la gente che si emoziona”.
Per concludere, pubblichiamo alcune quartine tratte dalle due ultime raccolte poetiche di Franco Callegaro:  ‘L’extra terrestre’ e ‘Cos’è la verità’.
“Quando penso ad un bimbo affamato,/ a una donna che è violentata,/ all’inerme che è maltrattato,/ alla vita dal ventre strappata…../ quando penso a un barbone bruciato,/ alla mina che storpia la gente,/ al violento che è rispettato,/ al denaro che premia chi mente……/ son tentato di dirti, Signore,/ che qui in terra noi siamo da soli,/ che Tu stai solamente a guardare,/ anche se ci hai chiamato figlioli,…..(‘La belva nel cuore’)
“Lo vidi, era un pianeta bianco e azzurro,/ natura rigogliosa e generosa,/ creature dalle forme più diverse,/ vivevano una vita laboriosa./ Mi parve, una di loro, più evoluta,/ aveva un non so che di superiore,/ qualcosa che sapeva collegare/ le forze della mente con il cuore./ Aveva costruito alte torri/ e ponti e strade e dighe e gallerie,/ castelli abbarbicati sopra i monti/ e porti e navi e treni e ferrovie./ Ma d’improvviso, un botto squarciò l’aria,/ e vidi schegge correre impazzite,/ creature s’accasciavano per terra,/ orrende e sanguinanti le ferite./ Vidi bambini uccisi dalla fame,/ in luride capanne fatiscenti/ e madri che soffrivano in silenzio,/  stremate dal veleno degli stenti./ Vidi ragazzi sfatti dentro ai parchi,/ morire sopra gelide panchine/ ed altri che gettavano via la vita/ in mano a cosche perfide e assassine./ …….(L’Extraterrestre’ )
“Il grande fiume allarga sul mare ,/ le braccia stanche del lungo cammino,/ poi sulle valli si va a riposare/ in un silenzio che pare divino./ Soffia, nell’aria, una brezza leggera,/ come un respiro che viene dal mare,/ in quella magica e quieta atmosfera,/ s’odono canne fra loro parlare./…. Mura segnate dal salso marino,/  porte sbarrate di case lasciate,/ calde dimore, che un duro destino,/ diede in balia delle piene più ingrate./……( ‘Il delta del Po’ )
Lauretta Vignaga