Rovigo, Veneto – Strappati, scoloriti, macchiati dalla ruggine del supporto che li ospita, i cartelloni pubblicitari raccontano del tempo impietoso che fugge trasformando i messaggi originali in immagini curiose, improbabili. Collage di lettere dell’alfabeto da decifrare, ritagli di foto che esibiscono parti del corpo, soprattutto femminili, sensuali e provocanti  o immagini di corpi seducenti con  abbigliamento intimo di lusso.
   ‘Frantumazioni’, la mostra fotografica di Roberto Bottari, allestita al Caffettiamo Photo Room fino alla metà di ottobre, ripercorre il presente, smozzicato e sbrindellato, di un fondamentale mezzo di comunicazione, da cui emerge il passato, travisato, improbabile e divertente. Bottari ne ha raccolto le immagini per far vedere gli scherzi della casualità e suggerire l’idea i di trasformare il materiale deteriorato in arte del recupero, a sua volta emblema della società dei consumi, futile e dissipatrice.
 
Dalle fotografie esposte ci vengono incontro ragazze belle e provocanti di ieri, di cui è rimasta solo la bocca rosso fuoco che ammicca, socchiusa, sullo sfondo che annuncia la prossima apertura di qualcosa che rimarrà ignoto per sempre. Poco più in là, una giovane donna, bellissima, sdraiata su un fianco, guarda dritto negli occhi il visitatore che le sta davanti. Nello spazio sottostante, lo strappo del cartellone evidenzia qualcosa sull’extra vergine. La curiosità ci viene incontro con la parte posteriore sollevata di un’auto rossa che affonda  motore e cofano in una serie di strati di carta slabbrati.
  La fame di visibilità del business e di tanti personaggi del cinema e della Tv non arretra di fronte a nulla; ma, dopo i giorni della ‘gloria’, arriva l’oscuramento: il pennello intriso di colla degli attacchini che distribuisce un nuovo strato di appiccicosa gelatina su tutta l’area disponibile. Manifesti  con nuovi e coloratissimi prodotti, sponsorizzati da facce più o meno note, regaleranno ai passanti altre illusioni, finché il ciclo non si ripete.
   Tra le foto della mostra emerge quella dedicata  allo splendido corpo di una ragazza in reggiseno e mutandine rosso cupo, completati da autoreggenti con bordo in pizzo. Un corpo privato del volto, nascosto dalla falda ripiegata dello striscione  su  cui sta disteso. Un’altra immagine di città, con palazzi antichi, è stata trasformata in  ammasso di rovine da cui emergono i busti di due musicisti, intenti a suonare: lei senza la testa, lui con il cappello abbassato sulla fronte.

Miglior sorte per Valeria Marini fasciata da biancheria intima di sua creazione. In posa sensuale e provocante, sta appoggiata  ad una superficie riflettente. Nessuno strappo ha deformato la sua figura  e può continuare, almeno in foto, a  esibire curve e pelle perfette per i prossimi decenni.
Lauretta Vignaga