Il successo del ‘Maggio rodigino’, concluso da un paio di settimane, ha messo le ali alle aspettative di coloro che, da anni, si augurano, per la nostra città, un cambio di passo in merito a iniziative e proposte culturali, musicali e di spettacolo in grado di coinvolgere e richiamare pubblico rodigino e visitatori  di età e formazione diverse. Eventi che non siano ‘una tantum, come è capitato in passato ma espressione della capacità di fare rete e condividere progetti.  In merito, la proposta lanciata dal Prof. Gaffeo sulla candidatura di Rovigo a ‘Capitale della cultura per il 2020’, allo stato delle cose, sembra piuttosto fantasiosa considerando che altre manifestazioni della primavera rodigina – mi riferisco alle edizioni del festival ‘Con le mani nella storia’ – dopo aver acceso su Rovigo e il sito di Campestrin l’ interesse dell’archeologia internazionale, sono state dimenticate. Cancellati 16 anni di presenza del Museo dei Grandi Fiumi a Paestum, alla Borsa del Mediterraneo del Turismo archeologico – dal  1997 al 2013 – con grossi successi e  incontri con personaggi di fama nazionale a cui sono state presentate le eccellenze della nostra città.
     Un passato di cui parliamo con Mauro Cesaretto, già responsabile dell’organizzazione del reparto di Archeologia Sperimentale al Museo dei Grandi Fiumi. ” Erano gli anni in cui il Museo dei grandi Fiumi e Rovigo, erano presenti  a Paestum con tante persone e numerosi stand a disposizione che mostravano i lavori degli artigiani dell’antichità” – ci spiega Cesaretto. “Esperienze straordinarie che durano ancora oggi in quanto, da sette anni sono coordinatore scientifico della Sezione archeologica sperimentale, incaricato dal direttore della Borsa di Paestum e, per il 2018, ho un invito in Germania per tenere lezioni di archeologia a Vernheim, città gemellata con Rovigo. Sarò anche in Montenegro a insegnare come restaurare gli argenti veneziani rimasti là dal tempo del dominio della Serenissima”. 
 ‘ Con le mani nella storia’ era un evento che suscitava grande interesse e richiamava tantissime persone, di tutte le età, sia per le attività che venivano organizzate che per gli ospiti che arrivavano. Perché, dunque, è stato tutto abbandonato?  “Io sono andato in pensione ma, fondamentalmente , è mancato l’interesse collettivo a portare avanti le cose. Il tutto, nonostante l’interesse scientifico, suscitato a livello nazionale e oltre, dalla straordinaria scoperta del sito archeologico di Campestrin, a Grignano, dove un esteso villaggio di capanne, risalente alla tarda età del bronzo, tra il XIII e XII secolo a. C., ospitava il più antico insediamento per la  lavorazione dell’ ambra nell’Italia del nord e nei paesi d’Europa.  Dopo tre campagne di scavi, nell’ottobre 2010 il sito venne chiuso e tale rimane anche oggi. E’ venuta meno la preparazione didattica, la sperimentazione e la partecipazione del Museo dei Grandi Fiumi ai grandi eventi archeologici internazionali. La mancanza di personale adeguato e formato per proseguire nelle attività ha posto fine anche alla iniziativa ‘Vacanze al Museo’ che accoglieva studenti delle scuole superiori che partecipavano ai laboratori di archeologia. La scoperta di Campestrin era stata definita una grande ricchezza per il territorio; un patrimonio per la comunità che poteva innescare, dal punto di vista storico e archeologico, il rilancio della nostra provincia con il turismo  della via dell’ ambra e con la valorizzazione dei reperti archeologici di Frattesina” – ha concluso Cesaretto
 ‘Nulla di tutto questo, fino a oggi, si è avverato’ – aggiungiamo noi. Una splendida occasione che non può più essere rimandata.
   “Nell’ultimo veekend di ottobre – spiega con entusiasmo Mauro Cesaretto – a Paestum, ci saranno circa 200 tra rievocatori e archeologi sperimentali, dalla preistoria al medioevo. Un evento preparato con mesi di anticipo, in grado di richiamare folle di turisti visitatori dall’Italia e dall’estero”.
Lauretta Vignaga