‘I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia’ a Palazzo Roverella, a Rovigo, dal prossimo 17 settembre.
Sarà l’evento d’autunno e d’inizio inverno; una esposizione in grado di imporsi tra le numerose proposte d’arte ospitate nelle più importanti città del Veneto, da Padova a Treviso, a Verona. ‘I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia‘, che riaprirà Palazzo Roverella, a Rovigo, il prossimo 17 settembre, è la mostra più costosa e impegnativa fra tutte quelle finora ospitate nella Pinacoteca rodigina. Curata da Giandomenico Romanelli, la mostra introduce un tema di assoluta novità e nasce dal progetto, molto ambizioso, di mettere insieme due realtà diverse e lontane fra loro: I Nabis e Gauguin, da una parte, e la pittura italiana d’avanguardia, dall’altra. A dialogare fra loro, circa un centinaio di tele, molte autentici capolavori; altre tutte da scoprire quali pietre miliari dell’arte europea tra la fine ‘800 e l’inizio del ‘900. Il ritorno a una stagione straordinaria che vide sorgere movimenti come i ‘Nabis’, i ‘Fauves’, il ‘Cavaliere azzurro’, le avanguardie tedesche e russe.
 Cinque i capitoli dell’esposizione rodigina che inizia dalla Bretagna di fine ‘800. Ad affascinare i primi visitatori di quei luoghi, sono la luce, i paesaggi, le atmosfere. I riti religiosi e le usanze di derivazione celtica degli abitanti che appaiono come personaggi innocenti e primitivi a confronto con gli ambienti parigini. In fuga da una società modaiola e superficiale, i pittori restano affascinati dai colletti e le cuffie bianche delle donne, dalla vita rude e difficile degli uomini che traggono dal mare il loro sostentamento, dalla bellezza aspra del paesaggio che ripropongono con colori bellissimi. Simbolismi, spiritualità e religiosità sono i caratteri di questi nuovi profeti e Pont – Aven diventa il centro della loro esperienza.
   Nel 1885 in Bretagna arrivano Paul Guguin ed Emile Bernard per sperimentare il nuovo linguaggio espressivo. Molti altri seguiranno le loro tracce: sono i ‘Nabis’, – termine di origine ebraica –  i ‘Profeti’ di un’arte semplificata, dal disegno sintetico, i colori piatti e luminosi. I soggetti hanno linee sinuose, contorni marcati e chiusi, niente dettagli. La stagione dei Nabis segna la nascita dell’arte moderna: dai Fauves all’ Espressionismo, all’ Art Nouveau.
Anche molti giovani artisti italiani furono ammaliati dallo spirito bretone: l’arte, non più imitazione della natura, viene ricreata dai pittori con la loro sensibilità, i pensieri, le emozioni. E chi ritorna a Parigi diffonde le nuove idee, rivisitandole ulteriormente. Gino Rossi è il capofila di coloro che lasciano il Mare del Nord per la placida laguna di Venezia; a condividere la sua esperienza: Arturo Martini e Umberto Maggioli. Alla stagione bretone dell’arte italiana è dedicata la seconda parte della mostra di Palazzo Roverella: gli anni a cavallo tra i due secoli, quando l’ influsso di Pont Aven si diffonde a Parigi e si trasforma ulteriormente calandosi nella nuova sensibilità borghese e moderna. Felice Casorati, Oscar Ghiglia, Cagnaccio di San Pietro, Mario Cavaglieri sono i nuovi artisti che si affacciano sul palcoscenico dell’arte in un periodo di rivoluzionarie esperienze culturali e morali. L’estetica della semplicità si allarga ai soggetti delle nuove idealità borghesi: forme, luci, colori si riflettono nel gusto per gli interni , teatro di sentimenti domestici, seduzioni, avventure. Un ambito in cui viene esaltata la produzione in bianco e nero di Felix Vallotton. L’ultima parte della rassegna è dedicata agli eredi di questo universo artistico: il ‘Sintetismo’, frutto di una semplificazione fino all’essenziale, da cui nascerà l’esperienza dei Fauves e avanti fino all’Art Nouveau.
Mostra promossa da:
 Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con Comune di Rovigo, Accademia dei Concordi.
 Main sponsor: Intesa Sanpaolo, Cassa di Risparmio del Veneto
Lauretta Vignaga