Antonio Lodo parla dell'Orlando Furioso
Antonio Lodo parla dell’Orlando Furioso

Rovigo, Veneto –   A 500 anni dalla prima edizione, datata 1516, l’Orlando Furioso’, poema cavalleresco dal fascino ineguagliabile, è stato analizzato per i soci della ‘Dante Alighieri’ e gli appassionati della grande letteratura, convenuti nel salone del Conservatorio rodigino, il 15 novembre scorso. A far riscoprire: passioni e amori, avventure e duelli, sortilegi e pazzia, il professor Antonio Lodo, fine letterato e docente. Un percorso che i soci della Dante e la presidente, Mirella Rigobello, completeranno il prossimo 26 novembre con una visita a Ferrara, sui luoghi dell’Ariosto.

“All’edizione del 1516, seguirono quella del 1521, e quella definitiva, del 1532, costituita da 46 canti in ottave, invece dei 40 delle edizioni precedenti” – l’incipit del relatore seguito da alcune note biografiche di Ludovico Ariosto. La nascita a Reggio Emilia nel 1474;  il padre dipendente di Ercole I, d’Este. Ludovico, primo di 10 fratelli, alla morte del padre, nel 1500, si trova a dover provvedere a un fratello disabile e a 5 sorelle da maritare. Abbandona gli studi di legge, imposti dal padre, per dedicarsi a quelli umanistici sotto la guida di Gregorio da Spoleto. Gli studi di filosofia all’Università di Ferrara, lo appassionano alla poesia in volgare. Non ancora trentenne viene assunto dal cardinale Ippolito D’este e diventa chierico, incaricato di faccende diplomatiche e politiche. Nel 1513, l’elezione di papa Leone X lo porta a Roma ma vi rimane poco. Nel 1516 pubblica dell’Orlando Furioso che dedica al cardinale Ippolito  che non lo apprezza.
soci Dante in ascolto di Lodo
Soci Dante in ascolto di Lodo

 

    “Il poema si ricollega alla tradizione epico-cavalleresca, del XII secolo, diffusa in Francia, che narrava della guerra tra Carlo Magno e i suoi paladini contro i mori. Un genere molto diffuso nelle corti che i cantastorie diffondono fra il popolo, aggiungendo quello che la fantasia suggerisce.
 A cambiare le cose arriva Matteo Maria Boiardo, unisce i racconti di Carlo Magno con la leggenda di re Artù e dei suoi cavalieri” – ha cominciato a spiegato il professor Lodo addentrandosi nelle pagine dell’Ariosto. ” Orlando era sempre stato l’eroe senza macchia e senza paura che difendeva la cristianità contro i saraceni. Boiardo, invece, racconta di un Orlando, innamorato di una bellissima fanciulla, Angelica, che, di continuo, appare e scompare seminando scompiglio nell’esercito cristiano. Il libro di Boiardo incontra subito grande favore ma l’opera di Ariosto ne oscura la fama in breve tempo, proseguendo la narrazione delle vicende di Orlando che, per amore, impazzisce”.
  “L’Orlando furioso’ – continua a spiegare il professor Lodo –  affascina subito la corte estense dove, ad alcune nobildonne, Ariosto aveva letto qualche pagina in anteprima. Nel 1515, il poema è in via di conclusione e Ludovico chiede al duca di Mantova che gli vengano fornite parecchie risme di carta senza pagare la tassa prevista “perchè nel testo ci sono molte lodi alla sua persona. Una volta diffuso  il ‘Furioso’ viene letto da tutti i poeti e scrittori del tempo, tutti affascinati e coinvolti nella girandola di eventi, incontri, fatti strepitosi, che avvincono nella lettura e inducono a proseguirla lungo i 38.736   versi che lo compongono”. 
   E proseguendo nell’ analisi del testo, Antonio Lodo ha citato personaggi fantastici  che vivono avventure incredibili senza mai essere inseriti in un tempo preciso. “Impossibile farne un riassunto per l’infinità varietà di ‘groppi narrativi” – ha dichiarato citando Italo Calvino che, nel 1970, scrisse una guida alla lettura del testo ariostesco. “Tuttavia, al di là della piacevolezza, lo scopo dell’Ariosto è quello di indurre il lettore a riflettere sulla realtà; fine che persegue  con la tecnica dello straniamento, cambiando, cioè, la prospettiva verso l’argomento trattato, invogliando il lettore a guardare gli accadimenti con occhio critico. Risultato a cui guida la voce narrante durante lo svolgersi dei fatti. Effetto prodotto anche dall’abbassamento della dignità dei suoi personaggi”.
    “Emblematica la figura di Angelica, oggetto del desiderio di tutti i cavalieri sul campo di battaglia” – ha commentato. “Orlando l’ama da morire ma la rispetta. Lei, però, è incontentabile e sfugge sempre finché si innamora di Medoro, un umile fante dell’esercito saraceno a cui si unisce scatenando la pazzia di Orlando. La pazzia che porta a deviare facendo vedere quello che non c’è e impedendo di vedere la realtà. Per recuperare l’ intelletto di Orlando, Astolfo si reca sulla luna dove è custodito tutto quello che sulla terra va perduto”.
   E giungendo alla conlusione ha che l”opera, nel suo insieme, è uno sterminato elogio della Casa D’Este, di tutti i suoi rappresentanti, conferendo immortalità a tutti coloro di cui parla. Testo di straordinaria attualità, l’Orlando Furioso contiene tutta la tradizione classica ed è considerato il primo esempio di romanzo moderno. Un libro che ha ispirato scrittori e autori teatrali dell’Europa moderna.  
  A intervallare piacevolmente la narrazione del professor Antonio Lodo le esecuzioni al clavicembalo del direttore del Conservatorio, Giuseppe Fagnocchi. Composizioni di Frescobaldi ispirate alla ‘Follia’ seguita da una serie di sei ‘Toccate’ dove la musica diventa autonoma, alternando libertà e improvvisazione.
Lauretta Vignaga