A Palazzo Roncale il primo di 5 incontri dedicati alla conoscenza e diffusione della nostra lingua.

L’italiano degli italiani nel mondo. Il fascino della lingua italiana oltre oceano. La glocalizzazione e le sue opportunità. Sono i temi da cui partire per conoscere le ragioni che stanno alla base del successo che la lingua italiana incontra nei paesi anglofoni e nell’ Unione Europea. Nel mondo la parlata italiana è, oggi, sinonimo di eleganza, buon gusto, saper vivere e godere le gioie della vita. Una leva che può rivelarsi efficacissima per promuovere la nostra economia se impariamo a metterla in relazione con tutto quello che rende bello e unico il nostro paese.
” Parlare italiano é ‘cool’; vestire, mangiare, comprare italiano è ‘cool’. Ha spaziato a tutto campo in materia di bellezza il professor Paolo Emanuele Balboni, intervenendo all’incontro della Società Dante Alighieri, comitato di Rovigo, del mese di febbraio, dedicato ai soci e ai numerosi docenti di lingua italiana degli istituti superiori della città. L’ItaLS, l’Italiano come lingua straniera, un idioma che si colloca al 4° posto tra le lingue studiate nel mondo.

“Cosa c’ è nel panorama che vediamo? Cosa affiora all’orizzonte? Qual’è la situazione dell’italiano nel mondo?” – ha anticipato l’illustre ospite. ” Non si tratta solo di classifiche: le esportazioni italiane sono in continuo aumento e questo è il primo riflesso della diffusione della lingua. Nelle università tedesche per la terza età si impara l’italiano; i russi comprano case e proprietà in Italia e mandano i loro figli a studiare qui perché abbiano un diploma riconosciuto dall’Unione europea. In Germania gli studenti di lingua italiana sono passati da 244.000 a 337.000 tra il 2015 e il 2016. In Australia, l’italiano è al 20°posto per diffusione e gli esempi possono continuare a lungo. Una richiesta in continuo aumento a cui danno risposta a fatica i comitati locali della Dante Alighieri, che elencano, attualmente, 2.333.000 studenti.
Oltre alla Dante, corsi di italiano sono proposti da scuole pubbliche e private, Università, Conservatori, seminari cattolici. Siamo passati dalla globalizzazione alla ‘glocalizzazione’, un miscuglio di inglese, dialetto e altre lingue che ha sostituito l’inglese ufficiale. Un processo che ha trasformato la lingua nel testimone della identità locale di ciascun paese. Come alternativa possibile c’è la diffusione – vendita di una particolare immagine dell’Italia: il buon vivere; slow food contro fast food; cibi e bevande di alta qualità, coltivazioni senza pesticidi, prodotti senza conservanti, coloranti, additivi. Quell’Italia raccontata nel film ‘La grande bellezza’ – ha spiegato Balboni – di qualità pessima ma confezionato su misura per gli americani”.
Non potevano mancare riferimenti alla musica lirica, che si canta in italiano, ai grandi interpreti, da Muti a Pavarotti, alla italianità delle 10 opere più amate e rappresentate negli States. Incredibili le opportunità offerte dalla glocalizzazione per promuovere il made in Italy: cibo, vino, prodotti tipici si affidano alla lingua italiana per essere acquistati, preparati e gustati. L’ abbigliamento di qualità, la moda, il lusso, parlano italiano e dichiarano un fatturato ben più alto di quello della Fiat.
‘Food and Fashion’ le parole chiave di questa straordinaria campagna pubblicitaria per il nostro paese. A cui si affianca una terza ‘F’, ‘Ferrari’ e poi Lamborghini, Ducati, Maserati e la 500 Fiat, status symbol dell’americano di successo che sa vivere bene e trattarsi bene.
“I ragazzi inglesi non conoscono quasi più le parole di origine sassone perchè usare parole di origine latina ‘fa figo'” – ha aggiunto Paolo Balboni. “A cosa porta tutto questo? A tendenza ben precise: cibo, vacanze, moda, macchine italiane sono chic e diffondono la cultura del profitto, degli affari. Nonostante tutto, siamo ancora l’ottava economia mondiale, la terza in Europa, la 2^ potenza manifatturiera dell’Unione Europea. E in Europa si fa carriera se si è bravi e se si parla italiano. La certificazione della Dante, a tal proposito, è la migliore possibile perchè basata sui risultati, su un percorso che inizia dalle lingue di oggi e arriva a quelle della grande tradizione.
Vendere corsi di lingua italiana significa anche ‘vendere’ l’Italia con tutto ciò che contiene”. E ha concluso: “Del Veneto si può vendere tutto; a Rovigo si può vendere il Delta del Po. L’insegnante di italiano deve essere professionista della lingua ma anche di marketing per attirare giovani a studiare italiano mostrando quello che c’è attorno e intorno e vendendo quello che viene visto da fuori”.

Lauretta Vignaga