Luigi Milani, dalla passione per la pittura alla produzione di manufatti che raccontano la vita.

Rovigo, Veneto – Nato a Frassinelle Polesine, territorio a vocazione agricola e artigianale, tra i più coinvolti dalla tragica alluvione del 1951, Luigi Milani appartiene a una famiglia modesta ma laboriosa. Osservando la vita faticosa del padre, prima artigiano e poi operaio in fabbrica, Luigi acquista la consapevolezza dell’importanza di pesare il meno possibile sull’economia famigliare. Completata la scuola dell’obbligo si iscrive all’Istituto tecnico industriale statale ma, ben presto, si accorge che quel percorso non è per lui. Lascia, quindi, la scuola e inizia a frequentare, come apprendista, la bottega di un artigiano. La passione per la musica – con degli amici, aveva costituito un gruppo musicale in cui suonava il contrabbasso – lo spinge  a iscriversi al Conservatorio di Rovigo. Un’esperienza che, sfortunatamente, si conclude in breve tempo per un problema di acufeni. L’amore per l’arte, tuttavia, non si spegne. Continua ad alimentare i suoi sogni in attesa di qualcosa che li faccia diventare realtà. Il servizio di leva è imminente ma Luigi non perde tempo. Aspettando la chiamata, frequenta, come apprendista, l’azienda di un piccolo imprenditore e, ottenuto il congedo, grazie all’esperienza maturata,  il giovane è pronto ad aprire una sua attività. Nel 1979 apre una fabbrica di serramenti in alluminio, apprezzati per la qualità dei materiali e l’accuratezza della lavorazione. L’impresa continua  con successo fino al 2003. Sono giorni pieni di lavoro ma, nonostante tutto, alla sera, il protagonista di questa storia, dedica parte del suo  tempo alla pittura. Sono i primi passi, quelli in cui  si confronta con le opere dei grandi artisti, imitandone lo stile e la tecnica; tra i preferiti: Depero, Mirò, Roy Lichtenstein. Luigi sperimenta il ritratto, il genere figurativo e prosegue abbinando i due filoni creativi a scorci di tele famose di Lichtenstein. Poi, introduce  nei ritratti il segno marcato che contraddistingue i protagonisti dei fumetti e riproduce  personaggi reali trasformandoli con quell’insolita tecnica. Una vera scoperta che, nei primi anni del 2000, attira l’attenzione di un gallerista, Michele De Palo,  milanese, che aveva aperto una galleria d’arte in via Trento, a Rovigo,  e gestiva una televendita. De Palo apprezza il lavoro e la creatività dell’artista rodigino e gli offre di ospitare la sua produzione nello spazio che gestisce. Intanto,  l’azienda di famiglia, pur apprezzata e affermata, comincia a risentire della concorrenza della produzione di massa, sostenuta dai prezzi più bassi pur se la qualità é inferiore. Luigi decide di chiudere optando per un negozio di calzature nel centro della città. La svolta definitiva si verifica nel 2008, in maniera del tutto casuale. Recatosi da un meccanico per cambiare il copertone della sua bicicletta, Luigi resta colpito dalla massa di copertoni scartati, ammucchiati fuori dall’officina in attesa di essere smaltiti. Ogni copertone un colore e un marchio diverso a seconda del tipo di bicicletta per cui era stato prodotto e dell’uso a cui era destinato. Nella sua mente cominciano a prendere forma immagini di bambini che corrono sulle piste dei parchi giochi, sfidandosi in velocità; di studenti e impiegati che ogni mattina sfrecciano al verde dei semafori per non tardare a scuola o al lavoro. Le gite gioiose sui sentieri dei colli e i declivi ombrosi dei monti durante la vacanze estive. Le allegre comitive di bikers che, la domenica mattina, si radunano per gite turistiche di qualche decina di chilometri verso il mare o luoghi di bellezza naturale o artistica o, ancora, di richiamo gastronomico, dove riprendere fiato prima del ritorno.  Momenti belli che quei copertoni portavano incisi sulla gomma telata che li ricopriva, sulle slabbrature dei bordi, le parti consumate e ormai lisce della gomma che aggrediva la strada offrendo stabilità al ciclista. Ricordi e testimonianze che  potevano essere distrutti e dimenticati. Chiesto il permesso al proprietario dell’officina, Luigi si porta a casa una bella scorta di quel materiale: comincia ad osservarlo a dividerlo per colore e marchio. Cerca la dimensione adatta per accostare le tessere, che ha in mente di realizzare e poi fissare  su una base di  legno, sovrapponendone il bordo e fermando ciascuna con una vite. Alternando colori e marchi, arriva ad ottenere un manufatto di forma regolare che, al tatto, rivela una superficie a squame e dentro custodisce un mondo di ricordi e di progetti, prezioso come le stagioni della giovinezza. Alcuni esemplari di queste ‘tavole’, esposte  nel negozio della moglie, attirano l’attenzione di un giovane, discendente da una famiglia di mobilieri che vorrebbe esporli nella galleria d’arte Mizen che possiede a Parigi. Per Luigi Milani il successo diventa realtà.

Lauretta Vignaga