Venne istituita per celebrare il passaggio della città dal dominio estense a quello veneziano.
Rovigo, Veneto –  La città è in fermento: domani prende ufficialmente il via la 534ma Fiera d’ Ottobre, l’evento più atteso di tutto l’anno. Oltre mezzo millennio di storia e tradizione iniziata il 12 agosto 1482, giorno in cui Rovigo passò dal dominio estense a quello della Repubblica di Venezia. 
    La guerra ‘del sale’ aveva avuto esiti disastrosi per la città e la provincia. Il ducato di Ferrara aveva esasperato la popolazione con requisizioni di grano, furti di bestiame, stupri, torture, incendi, alluvioni provocate con la distruzione degli argini di importanti corsi d’acqua. Ogni mezzo, che la guerra rendeva lecito contro il nemico, era stato messo in atto. Esasperati, i rodigini avevano inviato ambasciatori al doge Giovanni Mocenigo per sottomettersi volontariamente al dominio della Serenissima.
 Una attenta ricerca condotta da Francesca Magon, nell’archivio del Comune, ora Archivio di Stato, e nei documenti conservati all’Accademia dei Concordi, già pubblicata nei numeri 42 e 43 della rivista cartacea Ventaglio 90,  ha messo in luce la stretta  relazione tra la fiera e la storia della nostra città, recuperando il significato della parola tardo latina ‘feria’: giorno di festa  in cui mercanti e compratori si incontravano. Un termine, quindi, legato strettamente al mondo agreste e contadino in cui affondava le radici questo territorio. La fiera venne istituita il 9 ottobre, il XVIII dei ‘Capitoli di Dedizione’:…..’Ad perpetuam rei memoriam della gloriosa felice entrata della vostra Ducal Signoria in quella vostra terra di Rovigo ………si abbia a fare una Fiera libera et esente da ogni dazio e gabella per lo vendere et comprar, per lo  entrare et uscire, et comprar d’ogni e qualunque robba, bestiame et mercanzia si conducesse et cavasse di detta Terra, nonostante ordene che fosse contrario’. I proventi della fiera erano destinati ad opere di pubblica utilità, al territorio e agli stessi mercanti.
    Naturalmente le cose cambiarono con gli anni: nel 1487 la fiera venne spostata nei giorni a cavallo dell’Assunzione, poi a quelli che anticipavano la festa di San Francesco per permettere ai contadini e mercanti di produrre le merci in tempo. Nel 1524, su ‘supplica’ dei mercanti di Venezia, la data venne fissata al 20 di ottobre con inizio alle 14 e durata di 8 giorni. La fiera di Rovigo era una delle più importanti del Veneto, famosa per i cavalli e i bovini di razza selezionata e di proprietà dei nobili. Il terreno, ricco d’acqua e pascoli, favoriva la crescita e la robustezza degli animali, ottimi per il traino anche nei percorsi fangosi. In quella che era ‘La piazza Grande’ si compravano: panni, telerie, oggetti di lusso. Il bestiame veniva radunato e venduto nel prato fuori Porta San Francesco e, nelle barche ferme in Adigetto, si esponevano i vitelli. Si pagavano gabelle per esporre la mercanzia. L’allevamento dei cavalli fu una delle poche risorse del territorio e durò fino all’inizio del XX secolo, quando la bonifica dei terreni paludosi eliminò i pascoli.
Nel 1822 fu istituito il ‘Marti franco’, esente da dazi e gabelle, che doveva cadere il primo martedì dopo il 20 ottobre. La fiera ebbe un ruolo di primaria importanza per la città e l’area circostante: le strade provinciali erano ben organizzate per il collegamento con i centri limitrofi e il commercio di granaglie si estendeva a tutto il Veneto. La fiera, inoltre, rivestiva un ruolo importante di aggregazione che riguardava anche gli ebrei residenti in città. Per l’occasione, infatti, era loro permesso commerciare, contrariamente a tutto il resto dell’anno.
La fiera, però, era anche divertimento, spettacolo, attrazioni che duravano tutto il periodo. A Rovigo arrivavano contadini e mercanti, saltimbanchi, speziali, uomini d’affari e ospiti di rango della nobiltà locale. Per loro venivano organizzati spettacoli di tutti i tipi e per tutti i gusti. Fino alla fine del ‘500 la principale attrattiva era una specie di corrida che si svolgeva fra le vie della città con tori e buoi lasciati liberi. Poi  c’era la ‘Giostra del Palio’ che, verso la fine del dominio veneziano prese il nome di ‘ Corsa dei barbari’; vi partecipavano cavalli delle scuderie rodigine, veronesi e ferraresi.
Nel 1600 cominciò a diffondersi la passione per il melodramma e, nel 1649, fu costruito il primo teatro, Ne seguirono altri più capienti, fino alla realizzazione del Teatro Sociale, inaugurato nel 1819, per l’arrivo di Francesco I d’Austria. 
   Verso la metà dell’800 alla fiera venne abbinata la stagione delle corse ippiche, che continuò fino agli anni’60 del Novecento.  Poi gare velocipidistiche, il tiro al piccione e il parco divertimenti.
 Lauretta Vignaga