Monaco, Vienna, Praga e Roma per una mostra unica e straordinaria

Rovigo, Veneto.  Evento finora unico nel panorama artistico italiano, l’esposizione di Palazzo Roverella, a Rovigo, inaugurata il 22 settembre e aperta al pubblico fino al prossimo 21 gennaio 2018, riunisce insieme, per la prima volta, le diverse Secessioni europee mentre, in precedenza, si era data attenzione solo a quella viennese e romana. E’ un panorama a largo raggio  dei nuovi fermenti artistici che agitavano il Vecchio Continente alla fine del XIX secolo e delle vicende storico – artistiche delle quattro principali città in cui si svilupparono: Monaco, Vienna, Praga e Roma. Vengono messe in luce affinità, differenze e punti di incontro delle diverse modalità espressive di quello che è stato il primo, vero scambio culturale europeo. Sono presentati gli approdi modernisti della Secessione di Monaco, il trionfo deldecorativismo della Secessione viennese, l’espressivismo visionario del gruppo ‘Sursum’ a Praga, approdando, infine, a Roma, punto di incontro delle diverse istanze moderniste e la continua ricerca di vie alternative e diverse.
   Movimenti di rivolta contro le Accademie, e i Salon che selezionavano gli artisti da mettere in vetrina seguendo lo spirito di conservazione delle istituzioni ufficiali, le Secessioni rivendicavano il rinnovamento della pittura di paesaggio, attenzione alle arti applicate e al nuovo gusto decorativo oltre a un ruolo più incisivo per le arti grafiche e ad un approccio multidisciplinare dell’arte. Accanto alla pittura e scultura anche l’architettura fu considerata opera d’arte.
   Accogliendo la stampa a Palazzo Roverella per la preview ad essa riservata, Francesco Parisi, curatore della mostra ‘Secessioni’, ha precisato che il termine è stato mutuato da ‘Secessio Plebis’, forma di lotta politica messa in atto dalla plebe romana, che aveva abbandonato completamente la città per rifugiarsi sull’Aventino. Scopo dichiarato: ottenere parità di diritti con i patrizi. Il nome, apparso sul primo numero di ‘Ver Sacrum’, organo di diffusione della Secessione viennese, fu applicato agli altri movimenti dello stesso tipo che si diffusero velocemente in Europa attraverso le riviste che ne illustravano idee e programmi.  “Noi non siamo ostili alla libertà dell’arte, ma in arte non ammettiamo la bruttezza”, proclamava  Friedrich Jodl. ” Una nuova era ha bisogno di un nuovo stile”, dichiarava a sua volta, Robert Musil.
       Divisa per sezioni tematiche dedicate alle singole città, la mostra è organizzata in senso cronologico, partendo da Monaco. A fine Ottocento, Monaco era una città d’arte con una Accademia di Belle Arti che richiamava artisti da tutta Europa per esporre i loro lavori al Glaspalast. All’esposizione nazionale del 1891 furono accolte circa 2470 opere di 1400 artisti, metà dei quali stranieri. La mancanza di una vera selezione ne causò il fallimento. La protesta iniziò da un gruppo di 11 pittori  che rivendicavano per l’arte il principio di accettazione di quello che aveva requisiti di qualità, ma poco cambiò. Diverso il risultato per un altro gruppo di giovani artisti, guidati da Franz von Stuck che fondò l’ Associazione degli artisti monacensi, in seguito chiamata ‘Secessione’. Già dal 1889 la pittura di von Stuck evidenziava tendenze di grande novità: c’erano le suggestioni della pittura ‘en plein air’ di Monaco, dell’ impressionismo e delle correnti simboliste volte all’antico e all’erotico, assieme all’uso di colori chiari e pastosi che affascinavano il pubblico dell’epoca. Altri artisti introdussero nel Movimento una propensione per l’aldilà e la spiritualità.  All’ indirizzo  modernista, definito ‘Jugendstil ‘, dalla rivista ‘Jugend’ che pubblicava le illustrazioni dei giovani bohémien monacensi, aderirono Franz von Stuck, (presente in mostra con l’opera ‘Lucifero’), Ludwig von Hofmann ( tra le sue opere il quadro ‘I due giovani’), Carl Strahatman ( con ‘Maria’), Thomas Theodor Heine ( ‘I fiori del male’ e altri quadri). Focus della sezione le opere prodotte tra il 1898 e il 1910. 
  La Secessione viennese si costituì nel 1897, sostenuta da Ludwig Hevesi, scrittore e Gustav Klimt, pittore. In mostra sue opere fondamentali sia di pittura ( ‘Amiche’, ‘Signora con il cappello su sfondo rosso’) che di grafica (Il Manifesto della prima mostra della Secessione viennese).   Il movimento si presentò come  superamento di tutte le tendenze artistiche diffuse, compreso il Simbolismo e l’ Art Nouveau, grazie alle tendenze astratto – razionaliste e bizantineggianti presenti nelle tele di alcuni suoi protagonisti: Gustav Klimt, Kolo Moser e Josef  Hofmann.  La ricerca artistica che proponevano si basava sul concetto di ‘opera d’arte totale’ che portò a considerare l’arte applicata e la grafica come generi artistici alla pari della pittura e scultura.  Con la Secessione le esposizioni assunsero un ruolo determinante e costituirono un occasione di aggiornamento internazionale. La prima iniziativa della Secessione viennese fu la pubblicazione della rivista ‘Ver Sacrum’, oltre alla costruzione di un padiglione espositivo a forma di tempio, su progetto di Joseph Maria Olbrich. La Modernità divenne espressione della contemporaneità in un processo di rinnovamento che si fece circolo virtuoso che univa la Scuola di Arti Applicate e la società, promuovendo e commercializzando i prodotti dell’artigianato artistico, caratterizzati da un decorativismo più formale e astratto che nelle altre secessioni europee. Pur se la Secessione viennese è stata quella con maggior carattere internazionale, la mostra a Palazzo Roverella sottolinea in maniera particolare il carattere autoctono degli artisti presenti, dando particolare risalto alla pittura, la grafica e le arti decorative. Artisti da citare: Kolo Moser ( Venus in der Felsgrotte), Carl Otto Czeschka, Egon Schiele ( Manifesto per la 49ma mostra della Secessione viennese).
   Mentre nell’Europa occidentale il Simbolismo aveva raggiunto il massimo della sua affermazione negli anni  Novanta dell’ Ottocento, in contemporanea con la Secessione, a Praga la Secessione si manifestò, a partire dal 1890, con  gruppi di artisti che manifestavano il loro totale dissenso con l’arte ufficiale boema. A fare da apripista il gruppo ‘Manes’, nato nell’Accademia di Monaco e, poi, trasferitosi a Praga per trasformare l’arte nazionale ceca. Verso il 1910, si formò il più celebre dei gruppi, il ‘Sursum’ che al suo interno accoglieva diverse tendenze: da quella Espressionista e Nabis, di Josef Vachal ( The good Fortune of Chance) a quello tardo – simbolista di Frantisek Kobliha e di Jan Konupek ( Salomé), lo scultore Jaroslav Horejc ( Orpheus ). Un periodo di grandi trasformazioni portate avanti da artisti molto giovani tardo simbolisti e cubisti, entrambi futuri componenti del gruppo ‘Sursum’. Data la grande presenza del disegno, grafica e illustrazione, circa un terzo di tutta la sezione presenta opere su carta.
    Molto diversi i caratteri della Secessione di Roma che promuoveva l’espressione libera e giovane e lo sviluppo di linguaggi differenti . Lontana dalle avanguardie futuriste, era legata ad un ambito di ‘aristocrazia dell’arte’ che limitava le sperimentazioni più ardite ma si apriva alla suggestioni internazionali. La prima esposizione internazionale della Secessione permise, per la prima volta, di vedere le opere di Matisse e dei post impressionisti , mentre nella 2^ esposizione, l’anno dopo, accanto a Cézanne e Matisse c’erano Klimt e Schiele.
   Tra i maggiori rappresentanti della corrente romana ci sono, in mostra, Enrico Lionne ( ‘Nudo’), Giuseppe Biasi ( ‘Mattino in un villaggio sardo’), AleardoTerzi ( ‘ Meriggio d’autunno’), Plinio Nomellini (ritratto di Grazia Deledda), Felice Casorati(‘Ada’).
   L’esposizione di Palazzo Roverella si avvale della collaborazione di alcune delle principali istituzioni museali d’Europa, dall’ Albertina, di Vienna, alla Klimt Foundation, dal Museo di Villa Stuck, di Monaco, alla Narodni Galerie, di Praga e altre importanti collezioni museali europee.  L’evento è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi.
Lauretta Vignaga