L’impegno straordinario di un’associazione vicentina riapre i cancelli dell’ex Ospedale psichiatrico di Rovigo.
 
  Rovigo, Veneto  –  Quello che non erano riusciti a fare il Comune di Rovigo, la Provincia  l’ULSS 5, proprietaria della struttura, è stato compiuto da una Associazione vicentina, ‘I luoghi dell’abbandono’ che, grazie all’esperienza accumulata e alla gestione manageriale, ha restituito alla comunità del nostro capoluogo 16 ettari del parco, degli oltre 21 totali, e alcune delle strutture dell’enorme complesso che costituiva l’ex Ospedale Psichiatrico di Granzette. Ottenuto in comodato d’uso sia il parco che gli edifici, abbandonati da 21 anni e in in totale degrado, dopo tre mesi di lavoro dei volontari, gli alberi secolari, le aree a giardino e gli spazi verdi sono tornati a nuova vita, pronti ad accogliere bambini e famiglie, complessi musicali e bancarelle, manifestazioni culturali e d’intrattenimento. L’inaugurazione ufficiale lo scorso 7 ottobre, con la messa celebrata da don Francesco che ha vissuto nell’Ospedale psichiatrico dal 1973  al 1995, condividendo l’alienazione di ogni ricoverato. Una prima apertura, tuttavia,  era gia avvenuta ad aprile scorso, riservata a fotografi amatoriali e non per riprendere e fissare sulla pellicola o sulla memoria digitale la terribile verità di sofferenza, solitudine, emarginazione e degrado umano che quei luoghi avevano conosciuto e nascosto alla società civile.
     Diventata operativa alla fine del 1928, e inaugurata nel 1930, il complesso,  intitolato  a Vittorio Emanuele III, re d’Italia,  accoglieva 300 pazienti. Nel 1997 la chiusura definitiva. 
   Oggi, la sua riqualificazione ha lo scopo di restituire dignità e recuperare la memoria storica di un’area di enorme valore sociale e culturale.  
Franco Basaglia, paladino della legge 180, approvata dal Parlamento nel maggio del 1978, che stabiliva la chiusura di tutti i manicomi, affermava: “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come la ragione. Il problema è che la società civile dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragione d’essere”. 
    Nato a Venezia nel 1924, Franco Basaglia, conclusi gli studi superiori, nel 1943 si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Padova, dove entra in contatto con un gruppo di studenti antifascisti. Tradito da un compagno ,
viene arrestato e detenuto in carcere fino alla fine della guerra. Subisce anche la detenzione in manicomio.Dopo la laurea, nel 1949, inizia a lavorare, come assistente, nella clinica delle malattie nervose e mentali fino al 1961, producendo numerosi scritti e pubblicazioni scientifiche sulle diverse forme di malattie che incontrava nella pratica clinica come: schizofrenia, stati ossessivi, ipocondria. Nel frattempo si appassiona di filosofia e cerca di conciliare, indagando, la fenomenologia e l’esistenzialismo. Nel 1952 si specializza in malattie nervose e mentali e, nel 1958, consegue la libera docenza in Psichiatria. Nel 1961, per concorso, diventa direttore dell’Ospedale psichiatrico di Gorizia. L’impatto con la durezza della realtà manicomiale è drammatico e Basaglia decide di impegnersi in una radicale trasformazione istituzionale e, a Gorizia, dà il via all’appicazione di nuove regole prestando attenzione alle condizioni di vita degli internati e ai loro bisogni. Vengono aperte le porte dei padiglioni e i cancelli dell’ospedale ma il suo progetto di riforma fallisce. Basaglia lascia Gorizia e passa a dirigere l’ospedale psichiatrico di Colorno. Continua con intensità la diffusione di testi sulle esperienze che porta avanti, ma la politica frena ogni suo tentativo di cambiamento. Nel 1973, con alcuni collaboratori, fonda ‘ Psichiatria democratica’. Nel maggio 1978, viene finalmente approvata dal Parlamento la legge 180 sulla riforma della Psichiatria, che disciplina i trattamenti sanitari obbligatori  e avvia il processo di chiusura dei manicomi;  l’iter, però, presenta molte difficoltà nella fase di attuazione.
Nel 1978 entra in vigore anche la legge n° 833 che riforma il Servizio Sanitario Nazionale. Viene imposto il trasferimento di competenza della gestione delle strutture spichiatriche dallo Stato alle Regioni. Tutti i provvedimenti, tuttavia, valevano per i pazienti in precedenza ricoverati nelle strutture psichiatriche al momento dell’entrata in vigore della legge 180 ma non oltre. La legge, infatti, vietava di istituire altri ospedali psichiatrici, stabilendo, quale obiettivo, la prevenzione delle malattie mentali attraverso trattamenti alternativi al ricovero ospedaliero.
   Dal 1978 al 1991 si verifica un vuoto legislativo relativo alle insufficienze dei bisognosi, così come era stato indicato e individuato dalla legge 833. Agli inizi degli anni ’90, il problema  diventa talmente pressante che, dalla chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici, sono state approvate numerose  leggi per risolvere i problemi che la società moderna crea di continuo e con enormi difficoltà cerca di affrontare.
Lauretta Vignaga