‘Polesine Mio’ . Il Polesine di ieri e di oggi nelle raccolte fotografiche di Roberto Bottari.

Rovigo, Veneto – Sono circa 80 le fotografie scelte da Roberto Bottari , fra le centinaia che ha dedicato alla nostra terra, quelle attualmente esposte in Sala Celio  per raccontare il Polesine com’era e com’è. Un percorso iniziato qualche decennio fa e mai interrotto, che testimonia i cambiamenti sociali  e i   mutamenti  intervenuti nell’uso del territorio strettamente collegato al litorale marino che lo delimita e alle sue potenzialità .Un archivio di  testimonianze ricchissimo  che solo una esposizione plurima permetterebbe di apprezzare in modo adeguato.
Inaugurata sabato 29 giugno, alla presenza di un gruppo di amici di Roberto Bottari, come lui appassionati di fotografia, e con la partecipazione del presidente della Provincia, Ivan Dall’ Ara,  la mostra ‘Polesine Mio’ rimane allestita in Sala Celio fino a sabato 6 luglio con orario di visita 10 – 12 e 18 – 20.  
L’esposizione è costituita  da fotografie  a colori e in bianco e nero;  immagini mai banali nè scontate, frutto di una ricerca relativa alla luce di un momento, ad un riflesso  d’acqua, ad un particolare della scena che doveva emergere per aggiungere un  significato, un’emozione, al tutto. Quello che ci attornia, mentre ci spostiamo lentamente di fronte alle pareti su cui stanno appese le foto, sono distese di campi verdi di grano in primavera a cui fanno seguito i manipoli del grano maturo, appena tagliato, sovrapposti in covoni e sparsi sul campo in attesa della trebbiatrice. Più in là, filari di viti che mostrano i grappoli d’uva  pronti per la vendemmia.  E file di pioppi, dalla corteccia argentata, che svettano di fianco ai fossi scavati per tracciare i confini  tra proprietà diverse.
Qua e là, case modeste di mattoni rossi con, a fianco, l’orto e un piccolo frutteto. Opera del contadino, fatica delle sue braccia  durante la bella stagione che sarà migliorata se i reaccolti saranno abbondanti. Sull’aia, davanti alla porta, il granoturco brilla come oro al sole prima di essere raccolto nei sacchi e consegnato al mugnaio.
Altre foto,   molto più recenti, mostrano le case di una volta  ridotte in ruderi  coperti d’edera e abbandonate per  sempre. L’uomo di oggi non vive più in sintonia con il creato;  la fatica lo spaventa. Ha affidato i campi alla meccanizzazione e ai pesticidi cancellando i pensieri e le preoccupazioni. E ha avvelenato l’ambiente.
Bellissime le immagini che registrano l’avvicendarsi delle stagioni. Il cielo plumbeo dell’inverno che intimidisce i pallidi raggi di sole che sbirciano da una nuvola mentre i salici, spogliati del vento,  volgono al cielo i rami contorti, che la brina ha ornato di trine. La  primavera è un arcobaleno di colori;   un concerto di trilli e pigolii che riempiono i nidi dove i nuovi nati aspettano l’imbeccata.  L’estate è la stagione del sole, della raccolta dei frutti e delle vacanze.  Spiagge piene di sole, acqua di mare  e di fiume sono grandi attrattive per adulti e bambini. Il nuoto, la pesca, le corse in motoscafo, le passeggiate in riva al mare e le serate in allegria con gli amici dopo che il sole ha acceso di rosso l’orizzonte ed è sparito, cedendo il passo alla notte.
Il Polesine è tutto questo: una ricchezza da rispettare e proteggere per il presente e il futuro.

Lauretta Vignaga