Acqueforti e dipinti di Sergio De Bon
Museo dei Grandi Fiumi – Spazi polivalenti
dal 18 marzo al 2 aprile 2017

 

La mostra Mythos, percorsi dell’immaginario, è stata curata da Renza Fiori e Raffaele Peretto in collaborazione con Sandra Bedetti. E’ stata ideata dal CPSSAE e realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Rovigo, il Liceo “Celio-Roccati” di Rovigo e la Magnifica Comunità di Cadore che la ospiterà nella sede di Pieve di Cadore nell’agosto 2017.

La mostra, nell’ambito del progetto “Alternanza Scuola-Lavoro”, ospita accanto alle opere del cadorino Sergio De Bon (1926-2013) elaborazioni grafiche, installazioni, fotografie realizzate dagli studenti delle classi III E – III F e sculture in ceramica policroma delle classi V E – V F del Liceo Artistico. Inoltre gli studenti della classe III A del Liceo Classico hanno predisposto animazioni e visite guidate.

Nel percorso espositivo figurano richiami a leggendarie vicende tramandate dalle fonti classiche ambientate nell’antico Delta del Po, come il mito di Fetonte insieme alle sorelle Eliadi.

Tali miti avvalorano il particolare ruolo assunto dal territorio negli attivi traffici commerciali lungo la via dell’ambra. Tutto ciò è ben documentano dalle ricerche archeologiche e paleoambientali condotte in Polesine a partire dalla scoperta del villaggio pre-protostorico di Frattesina, avvenuta il 23 marzo 1967.

Questa mostra apre una serie di iniziative programmate per celebrare il cinquantenario dell’importante scoperta di Frattesina, nonché del primo scavo condotto dal CPSSAE nel 1968.

Progetto “Alternanza Scuola-Lavoro” Liceo “Celio-Roccati” Rovigo – Dirigente Anna Maria Pastorelli – Docenti III A Liceo Classico: Teresa Capucci (Coordinatrice), Chiara Bartolozzi, Guidalberto Gregori, Bertilla Lazzari – Docenti III E, III F Liceo Artistico: Mirella Boso, Geremia Cocozza, Roberto Pugiotto, Stefania Zerbinati.


Sergio De Bon: un uomo, un artista e l’eredità del padre

“Cadorino non natione, sed moribus, Sergio De Bon ha tratto dalle rocce ferrigne ed aspre della sua terra di elezione, un carattere dall’apparenza spigolistro e ribelle, ma che si rileva quanto mai umano e generoso, allorché, aprendosi alle confidenze e all’amicizia, egli palesi i moti, e le tensioni più intime, dell’animo. Un animo che ha sofferto, per molte e lunghe vicissitudini, in dignitosa e tacita fierezza l’esilio in terre straniere. Un uomo che ha conosciuto lo sfibrante lavoro della miniera e dell’altoforno. Un artista che dalla propria esperienza ha visto sbocciare una tensione, pulita e fresca, verso l’arte.”

Così Guido Laghi in una sua recensione marcò i tratti essenziali della figura di Sergio De Bon, nato a Legnago (Verona) nel 1926 da Alessio, cadorino e noto al mondo archeologico per i suoi studi sulla topografia dell’antico Veneto, e da Alda Gasparini da Castagnaro, nella Bassa Veronese.

Furono gli eventi bellici e il ritorno della famiglia a Rizzios di Calalzo nel 1943 ad impedire a Sergio di continuare gli studi classici che con particolare interesse e profitto aveva intrapreso, tanto comunque da segnare una profonda impronta culturale nella sua formazione, che saprà più tardi egregiamente esprimere in apprezzate opere artistiche.

Le necessità gli imposero fin dall’adolescenza lavori disparati ed anche pesanti. Fu boscaiolo, cavatore fornaciaio, operaio ottico. Nel 1948 emigrò nel nord della Francia dove fece il minatore nei bacini carboniferi, ed anche in patria operò lontano dal suo Cadore, fu in Sardegna come verniciatore di impianti industriali prima di intraprendere la sua sentita ed innata professione di decoratore e pittore, giungendo ad essere presente, negli ultimi cinquant’anni, in diverse mostre collettive o personali, con positivi riscontri nelle varie recensioni critiche.

Negli ultimi anni incisero profondamente il suo spirito le vicissitudini della malattia della moglie Noemi, venutagli a mancare nel 1995. Fu in questo periodo che Sergio si concentrò nel riordino dei lavori di topografia antica curati dal padre, alcuni mai giunti alle stampe, stimolato dai positivi riscontri emersi nel convegno svoltosi a Rovigo nel 1989. In collaborazione con Renza Fiori, organizzò anche a Calalzo di Cadore nel 1998 un secondo convegno La topografia dell’antica Italia settentrionale da Alessio De Bon ad oggi con la pubblicazione degli atti nel 2000. Sostenendo direttamente le spese e sempre in collaborazione con Renza giunse a pubblicare pure gli studi sulla via Claudia Augusta Altinate (2010). Delineò inoltre l’impaginazione dell’epistolario tra il padre e qualificati studiosi del tempo, ma non vide la stampa delle Lettere, avvenuta nel 2015. Morì infatti nel 2013, quando l’ormai fragile cuore aveva cessato di sostenere la sua forza e la sua volontà, fino all’ultimo “ferrigne”, sempre indirizzate a perseguire obiettivi culturali per valorizzare, in particolare, storie, tradizioni, identità della sua terra.

Resta ad attendere ancora un altro sogno di Sergio: la ripresa dei lavori del padre sulla via Annia. Questo è un impegno che alcuni suoi amici vorrebbero perseguire.