Rovigo, Veneto –   “Non ero un uomo di preghiera, ero distratto dai soldi. Lavoro, carriera e guadagno: la mia vita era così. Poi un cambiamento imprevisto e travolgente: finiti i soldi, non sapevo più cosa fare della mia vita; meditavo di dare un taglio a tutto, di finirla……..Mi ha fermato  la riflessione che nessuno è al riparo dalla sofferenza; ho deciso  di mettere tutto ‘ nero su bianco’, di condividere con gli altri la delusione, il dolore, il senso di inutilità e ho ritrovato la fede. Sono contento di essere qui con voi, oggi” – ha dichiarato Stefano Manfrinato incontrando gli anziani,  ospiti del Policlinico ‘Città di Rovigo’ per presentare il suo libro ‘Non avere paura ‘.  ” Per parlare di sofferenza
– ha aggiunto – bisogna rivolgersi a chi la sta vivendo e può capire, meglio di qualunque altra persona, cosa significhi”.
  Abbiamo incontrato Stefano Manfrinato e parlato con lui di ‘Non avere paura’, il suo romanzo rivelazione.  Insolito il contenuto, ispirato a un ipotetico incontro tra l’autore e Gesù Cristo la sera della vigilia di Natale 2015. L’atmosfera gioiosa e carica di mistica attesa per la venuta di Gesù bambino sulla terra è, all’improvviso, stravolta dalla presenza vera di Gesù che scende dalla croce collocata dietro l’altare maggiore della Chiesa del Duomo, dove la gente si è riunita per la messa di mezzanotte.
 Spontanea la prima domanda che ci viene in mente: Come mai ha scelto di ambientare il suo romanzo nella città in cui vive? – “E’ una scelta voluta: Rovigo è una piccola città, dove la gente si conosce quasi tutta, come nei villaggi della Palestina. Poco influenzata dai centri del potere; dove è ancora sentito il legame con le tradizioni”.
 Tutte le persone vicine all’altare ammutoliscono per lo stupore tranne una bambina. Lei, invece, dal primo momento di quell’incontro viene preso dal bisogno di parlare con Gesù e stargli vicino. E’ sempre stato credente? Ha mai avuto dubbi, allontanamenti dagli insegnamenti del Vangelo? ” No, non ero un vero credente. Quello che mi ha sempre accompagnato e aiutato a crescere è stato il bisogno di confrontarmi con gli altri e riflettere. La scoperta di Gesù è dovuta a incontri con teologi, sacerdoti e tante letture di libri che lo riguardano Per scoprire e conoscere Gesù, bisogna, soprattutto, fare esperienza del dolore e della privazione, quando lo sguardo si volge verso l’alto perché attorno non c’è più nulla. La disperazione diventa stimolo per andare avanti, mettere alla prova la propria fede. La preghiera è fare esperienza di Dio; non basta abbandonarsi a lui con la certezza che ci aiuterà; se prego so che la preghiera mi guiderà a una soluzione”.
    Davanti a Gesù, ascoltando le sue parole, lei percepisce di essera stato ‘chiamato’, scelto per diffondere un messaggio nuovo che condanna la pomposità e la ricchezza della chiesa, l’attenzione all’esteriorità dei suoi ministri. Il suo compito diventa quello di diffondere i capisaldi della fede cristiana: la confessione, la comunione, la meditazione, l’umiltà. “Ho ricevuto dei messaggi da Gesù: la confessione è svuotare l’anima del superfluo; la comunione è condividere la vita: accettare la sofferenza, il lavoro, il sacrificio. Per capire che Dio esiste basta guardarsi attorno, contemplare la natura e il creato”.
  Nel suo libro vengono citate le Comunità Essene e messe in relazione con Cristo.  “Erano comunità povere provenienti dall’Egitto al tempo di Akhenaton, il faraone eretico. Avevano un concetto molto alto della natura e la rispettavano in tutte le sue forme. Praticavano il  rispetto per ogni cosa come se possedesse un soffio di energia divina. Meditavano per integrarsi con i vari componenti del creato, di cui percepivano l’energia. Attraverso il creato si arriva a Dio e alla guarigione. Con la Meditazione raggiungiamo la Memoria Universale di tutte le esperienze collettive e individuali che appartengono alla storia dell’uomo”.
   Alla conclusione del suo breve romanzo lei  affida a se stesso un compito ben preciso: “Non avere paura di parlare di Gesù agli uomini, di far conoscere l’amore che riserva a tutte le creature e raccontare la storia degli ultimi dieci anni della sua vita, fondamentali per tutto quello che è venuto dopo. “Si, considero questa la mia missione perché c’è bisogno di confronto fra le persone e io devo testimoniare la mia esperienza di Dio per provocare reazioni e riflessioni su se stessi e il proprio ruolo
nel mondo”.
Nato a Rovigo, Stefano Manfrinato è stato, per molti anni, manager nelle multinazionali della cosmetica e, fino al 2015, ha svolto attività di imprenditore. Oggi è consulente commerciale di una delle principali aziende di cosmetica naturale.
Lauretta Vignaga