Concluso ‘Ottobre Rosa’, Andos onlus presenta i risultati della prevenzione
Rovigo, Veneto – Ottobre, mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, si è concluso e per Andos onlus, associazione che da oltre trent’anni si dedica a diffondere l’informazione, la sensibilizzazione e la cultura della prevenzione di questa patologia fra le donne di età compresa tra 40 e oltre 70 anni di età, è arrivato il momento di stilare un bilancio.
L’evento, tenuto nella sala della Gran Guardia, sabato 10 novembre, ha registrato la presenza di folto gruppo di sindaci dei Comuni polesani e quella del neo eletto presidente della Provincia, Ivan Dall’Ara, oltre a una notevole presenza femminile.
Ospiti graditissime una decina di rappresentanti di ‘Run for IOV’, ‘Life is pink’, onlus di Padova che raccoglie donne che hanno avuto una diagnosi di tumore al seno e, recuperata la salute, hanno deciso di diffondere la pratica del movimento e della corsa come mezzo per ritornare ad una vita il più normale possibile. Già presenti alle maratone di Barcellona e di New York, nel loro futuro c’è la maratona di Londra. A loro, la presidente Andos, Anna Maria Cavallari Monesi, ha consegnato il ‘testimone’ simbolico che le ‘maratonete’ si sono scambiate correndo tra nove Comuni del Polesine quando è iniziato ‘Ottobre rosa’. Un’esperienza, quella della malattia, che ha fatto nascere un’alleanza tra coloro che ne sono state colpite e i medici che si sono fatti carico della cura.
“Un percorso in cui è fondamentale l’ umanizzazione’ della patologia” – come ha sottolineato Cristina Oliani, attuale primario della struttura complessa di Oncologia dell’ Azienda ULSS 5, invitata alla manifestazione proprio per parlare di questo tema. “Umanizzazione significa affrontare la malattia in tutti i suoi aspetti: dal momento in cui viene individuata alla scelta della cura che appare più idonea, alle terapie che verranno applicate fino alla ripresa della vita normale per quanto sarà possibile. Un percorso intrapreso e seguito senza mai perdere di vista la ricerca perché l’Oncologia è un esempio di medicina in trasformazione. Si parte dalla prevenzione e, in caso positivo, si prosegue con la terapia e la continuità delle cure che portano alla cronicizzazione e ad una diversa qualità della vita, in cui il paziente non è considerato un oggetto ma parte attiva e partecipe delle scelte da fare. Il cancro si trasforma in patologia cronica, la vita si prolunga e, nonostante tutto, è abbastanza normale con le cure sia in strutture apposite che nella propria casa. La sopravvivenza, però, deve essere supportata da una qualità della vita accettabile, un principio sostenuto con forza da Umberto Veronesi che ha fatto il possibile, nella sua attività di chirurgo, per lasciare indenne il seno nelle donne colpite dal cancro alla mammella”
Cristina Oliari ha quindi citato le varie terapie possibili, dalla Immunoterapia, la più ricercata al momento, alla integrazione fra terapie diverse, sempre da concordare con il paziente. L’arma vincente, in ogni caso, considerata la continua evoluzione della ricerca chimica, è la multidisciplinarietà. Fare squadra fra specialisti e ricercatori perchè ogni tipo di cancro ha identità e configurazioni diverse. E ha specificato che ogni paziente deve decidere quanto è disposto a soffrire per ricercare il risultato migliore per sé. Tutto quello che c’è a disposizione deve essere ottimizzato, unendo tutte le forze presenti in un contesto regionale. Il paziente viene preso in carico e coinvolto in un percorso strutturato sulla sua personalità e la sua malattia, di cui diventa il protagonista perchè la vita continua ma subisce una trasformazione che coinvolge tutti coloro che gli stanno accanto. Nella qualità di vita del paziente, soprattutto se donna è insito il recupero della propria immagine, l’attenzione alla nutrizione e alla attività motoria in ambiente aperto, il contrasto alla caduta dei capelli perchè la salute è capacità di adattamento e di autogestione di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive.
” Ottobre rosa”, il mese della prevenzione, si è concluso ma, in pratica, continuerà fino alla fine di maggio 2019″ – ha precisato Fabio De Grandis, chirurgo senologo, responsabile del programma di prevenzione messo in atto da Andos con la partecipazione e adesione di tutti i Comuni del Polesine. “Nel 2017 sono stati registrati 50.000 nuovi casi di cancro al seno in Italia, con 767 vittime” – ha specificato. ” Oltre l’87% sopravvive 5 anni ma è continua la tendenza alla diminuzione della mortalità, grazie alla diagnosi precoce, alla consapevolezza delle donne e allo screening ogni 2 anni per le donne con età compresa tra 45 e 74 anni”.
Passando, quindi, ai dati concreti, Fabio De Grandis ha citato 68 visite di controllo effettuate, per 3 di loro anche accertamenti strumentali. Per quasi tutte età inferiore a 40 anni. Per il dottor Valieri registrate 16 visite, 10 delle quali su donne sotto i 50 anni. Per il dottor Pellegrini prenotate 24 visite ma 3 non sono state effettuate. Età maggiormente rappresentata: 50 anni. A Bosaro 15 visite per il dottor Biondin. Attivo in diversi ambulatori, il dottor Antonio Gandolfi ha registrato 254 visite a donne di tutte le fasce di età. In 51 di loro segnalati casi di familiarità e in 5 sono state richieste indagini strumentali. La dottoressa Giovanna Pastore, infine, ha effettuato 64 visite, 6 casi con patologie benigne al seno e 9 con patologie benigne all’utero.
Lauretta Vignaga