Al Circolo Arti Decorative, ‘Retrospettiva in bianco e nero’: la realtà da un altro punto di vista

Rovigo, Veneto –   Il Circolo Arti decorative di Piazzetta Annonaria torna ad ospitare una mostra fotografica di Roberto Bottari. Non immagini seducenti di paesaggi esotici ma una indagine tesa a valutare l’interazione tra bianco e nero, e, di conseguenza, tra luce e ombra, due opposti che si esaltano reciprocamente. Un campo di indagine dalle molteplici sfaccettature sia casuali che create ad arte ed enfatizzate dall’obiettivo e dal flash.  Alla base di tutto, il desiderio di cogliere quei dettagli che spesso sfuggono alla prima occhiata per rivelarsi, in seguito, determinanti nel suggerire orizzonti vertiginosi dove piani orizzontali e verticali si intersecano con piani obliqui e la luce si riverbera nell’alternanza di pieni e vuoti. Geometrie di piani e corridoi che si inseguono sulla facciata di un grattacielo, lasciando che la luce penetri dall’alto attraverso le aperture di quello che appare come una specie di imbuto.  Ed è ancora la luce che illuminando il profilo dei gradini di una scala curva che scende, ne traccia il percorso.
  Illimitato il numero di esempi fotografici di questo tipo che Bottari possiede; pochi quelli che hanno trovato collocazione nella mostra, ma molto significativi. Basta osservare la tessitura lucente della trama di un drappo di seta su cui i fili dell’ordito, completando il tessuto, sembrano gonfiarsi e ondeggiare. Per effetto della neve, una recinzione metallica si è trasformata in una rete ad alveoli romboidali, ciascuno una nicchia per i fiocchi di gelo.
   Anche un seno turgido, accarezzato da una lunga collana di perle diventa materia di indagine se colto di lato dal lampo del flash….
   Aperta da Franco Montanari, responsabile del Circolo, ‘Retrospettiva in bianco e nero’ è stata introdotta da Dario Barin, amico da una vita di Bottari. Più che positivo il suo pensiero sulla decisione di Bottari di mettere a disposizione dei foto-amatori la sua esperienza e l’opera di ricerca effettuata. Ha sottolineato l’essenzialità del messaggio visivo, l’equilibrio ben dosato tra bianco e nero, l’essenzialità delle scene individuate e catturate. Ha, quindi, posto ai visitatori della mostra la domanda relativa a quanto in quelle foto fosse dovuto alla casualità e quanto alla determinazione del fotografo stesso. Concludendo, tuttavia, che quello che veramente contava era la visione della realtà nella sua esssenza, in modo da poter ‘vivere’l’emozione’ e condividerla con chi avrebbe guardato quella stessa foto. “Dal punto di vista psicologico – ha concluso – ci sarebbe abbondante materia di riflessione su queste foto, a cominciare dall’equilibrio e dalla dinamicità delle scene. Argomenti su cui ci saranno future occasioni di confronto”.
Lauretta Vignaga
da sx il fotografo Roberto Bottari, Paolo Avezzù, Franco Montanari