Luciano Bonvento, la vita in poesia
Ci ha lasciato la bellezza della sua poesia, la memoria del suo carattere allegro e gioviale, pronto all’amicizia e aperto alla solidarietà.
Come poeta, si è messo in luce in occasione del Natale del 1973, quando vince il concorso lanciato da Radio Blu, una emittente privata. Nel 1981 arriva il 1° premio del concorso ‘ Alda Cordella’ a Badia Polesine, e, nel 1986, partecipa alla ‘Corrida’, notissimo programma di Canale 5,condotto da Corrado Mantoni.
La profondità dei suoi sentimenti e il valore dei concetti espressi, sia in dialetto che in italiano, lo rendono uno degli autori più noti e premiati nelle competizioni poetiche organizzate in tante città d’Italia : oltre 30 tra Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte.
Più tardi, alla passione per la poesia, per una dozzina d’anni, aggiunge la partecipazione al gruppo ‘Cante e Ciacoe’, con il compito di far conoscere le tradizioni polesane con concerti di musiche popolari, poesie e brevi racconti, arricchiti di facezie e ironia. Luciano aveva il ruolo di corista e poeta che incantava il pubblico con le sue rime in dialetto e i ricordi della vita di una volta.
Oltre 50 i primi premi che gli furono consegnati e innumerevoli i secondi e terzi premi e le segnalazioni. Nel 2016 si aggiudica il premio letterario internazionale: ‘Energie per la vita ‘, promosso dal Lions club International di Rho, Milano. Molte sue poesie sono state inserite in antologie o pubblicate su riviste letterarie. Per la sua chiarezza e spontaneità nello scrivere in versi è stato definito ‘poeta crepuscolare’ da alcuni critici letterari. Una definizione che sottolineava l’attenzione di questo figlio del Polesine per le persone umili e le difficoltà delle loro esistenze. Cose di poco conto, per altri, che Luciano Bonvento sapeva comprendere e interpretare nella sostanza.
La produzione poetica di Luciano Bonvento è raccolta in due volumetti: ‘Se lo potesse il cuore’, silloge di poesie in italiano, e ‘ Se gà sarà nàntro balcò’, volumetto di composizioni dialettali. I suoi testi ispirati alla classicità, non tralasciano mai la ricerca linguistica e la precisiona formale pur se il vernacolo è , spesso, venato di malinconia.
Concludo questo ritratto di Luciano Bonvento, frutto di una intervista che gli dedicai nell’ottobre del 2017, con la poesia ‘El xe tenpo perso’, capolavoro di ironia e leggerezza sulla sorte che tutti attende.
“Quando el tabàro / dé a ‘sio’ra betìna’ / m’infagotarà i o’ci / e tuto el me co’rare / el’ndarà a sbàtare / do’sso el muro de’a fine / fé finta de gnénte,/ no’ xé inportante, / xè zà sucesso par tanti / e sucedarà par tuti: a éla/ no’ ghe sca’pa nessun./ Morire xé ‘na ro’ba natura’e./ No’ serve pian’zare,/ el xé tenpo perso. / La vita e’a xé ‘na scarpìa / tacà al muro del tenpo / che ‘a sco’a del destin destàca / quando la vòe éa./ Portéme via cantando / cò ‘ a banda che so’na, / ridì de’ e barzeléte / che mi cuntàvo in conpagnia, / lezìme la me ùltima poesia./ Metìme viçin a ‘e man / quatro bòce, on màzzo de carte, / e invénze de dire ‘el xé morto’, / sù’ a me tonba scrivì:/ ‘El xe drìo recupérare / tuti i soni ch’el ghéva perso…”.