Rovigo, Veneto –   Il rapporto decennale di frequentazione dello scrittore Gian Antonio Cibotto con il Gallerista Vincenzo Baratella, titolare dello Studio Arte Mosé, in via Piave, a Rovigo, è diventato materia e sostanza del libro-catalogo che lo stesso gallerista, in collaborazione con la moglie, professoressa Emanuela Prudenziato, ha realizzato in occasione della recente scomparsa dello scrittore.  
 Introdotto da Vincenzo Baratella in occasione della presentazione del volume in Gran Guardia, presente anche Antonio Zanforlin, personaggio della politica rodigina, l’opera si apre con brevi notizie sul clima che si respirava a Rovigo in quel maggio del 1925, quando Gian Antonio venne al mondo, in pieno regime fascista. Il padre, il deputato Carlo Cibotto,  era antifascista convinto e, avuta  la soffiata di una retata imminente, fece allontanare, in fretta e furia dalla città il figlioletto,  nato da pochi giorni. Un esilio che si prolungò per diversi anni della vita, con gli studi svolti sempre in istituti religiosi, in città diverse. L’uscita del primo libro, ‘ La coda del parroco’, fu uno scandalo che compromise le rielezione del padre nella Camera dei Deputati.
  La carriera di  Gian Antonio si svolse, egregiamente, nelle diverse branche dello scrivere: fu giornalista di razza, uomo di teatro, scrittore di grande cultura che ha lasciato una impronta profonda nell’identità culturale del Veneto. Determinanti per la sua formazione e affermazione furono gli anni trascorsi a Roma, la frequentazione di scrittori, registi, attori, la scoperta e il lancio di nuove promesse della letteratura, l’istituzione di premi quali il ‘Campiello’ e il ‘Comisso’.
Alle parole di Vincenzo Baratella si è aggiunto il ricordo di Emanuela Prudenziato che, con il marito, conduce lo Studio arte Mosé. “Parlare di Cibotto significa ricordare un intellettuale a tutto campo, sempre pronto a nuovi progetti e iniziative. Nello Studio Arte Mosé si è subito trovato a suo agio perché le finalità che esprime sono quelle di diffondere la cultura. Questo volume vuole testimoniare la nostra stima e amicizia  assieme all’amicizia che lui ci ha dimostrato. Molti sono gli aneddoti che abbiamo raccolto sull’uomo e il suo rapporto con gli altri perché quando si conquistava la sua amicizia, era amicizia vera”.
   ” Lo conoscevo fin da ragazzo” – ha ripreso Vincenzo”. “Lo vedevo spesso davanti al ‘Gazzettino’. L’amicizia è iniziata nel 2005, quando era di ritorno dal Campiello, da Venezia. Fino al 2015 la sua mente è stata vivace; in seguito la compilazione del volume che gli abbiamo dedicato è diventata difficile”. Quindi, Baratella ha citato alcuni passaggi della vicenda umana di Cibotto, determinanti, forse, a chiarire scelte e contraddizioni di un personaggio dalla profonda religiosità che provava  astio contro ‘i religiosi’. Ammirava le donne ma non ha trovato mai il  ‘coraggio’ di impegnarsi. Con la malattia della madre, Cibotto è rientrato  definitivamente in Veneto, prima a Venezia e, poi, a Rovigo, dove si è spento il 12 agosto 2017.
Lauretta Vignaga