Il Riscatto di Rosa Balistreri, coraggiosa donna di Sicilia.

Rovigo, Veneto – Figlia di una terra bellissima, dove ignoranza e povertà  erano i doni che la maggior parte dei bambini riceveva alla nascita, Rosa Balestreri è  venuta al mondo a Licata, in provincia di Agrigento, sulla costa meridionale della Sicilia, nel 1927. Una storia tormentata e difficile la sua, a cui lei non si è mai rassegnata, trovando, dopo ogni sconfitta, il coraggio di reagire e lottare con la sua voce forte e quelle ‘ cunte’ che ascoltava e raccoglieva dai repertori orali della gente che passava le giornate con la schiena curva in mezzo ai campi, denunciando  ingiustizie e soprusi.
Scomparsa nel 1990, Rosa Balistreri è diventata la protagonista dello spettacolo ‘ Rosa canta e cunta ‘, scritto e diretto  da Letizia E. M. Piva, nell’ambito della rassegna ‘ Donne da Palcoscenico 2019’, andato in scena al Teatro Sociale di Rovigo venerdì 24 maggio 2019, in chiusura della Rassegna teatrale di Minimiteatri, suscitando  grande interesse ed entusiasmo.    La presentazione del personaggio Rosa Balistreri alla città è avvenuta lo stesso pomeriggio di venerdì 24 maggio, nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Palazzo Cezza, in Piazza Vittorio Emanuele II Rovigo.
Presenti all’incontro: il Vice Sindaco e assessore alla Cultura del Comune di Licata, Angelo Vincenti, e il nipote di Rosa Balistreri, Luca Torregrossa.   Lo stesso Torregrossa,  più tardi, su palco del Teatro Sociale, ha preso parte allo spettacolo portando in scena una testimonianza personale e toccante di  Rosa.
Ad aprire l’incontro su Rosa Balistreri alcuni dati e citazioni di documenti da parte di  Anna Bortolari a cui hanno fatto seguito i ricordi di Ivana D’Agostino, insegnante di Storia del Costume all’Università di Venezia.
” Parlare di Rosa è per me come tornare ragazza – ha anticipato Ivana. “Erano gli anni ’70, un periodo fortemente politicizzato, ma grazie al suo ‘cuntare’, la gente ha potuto scoprire il racconto di una storia siciliana, quella di Rosa, che, con il coraggio di ‘Cuntare’, ha sconfinato nell’universalità umana e artistica.  Un racconto dedicato alle donne che hanno subito violenza ma, nonostante tutto, trovano il coraggio di denunciare grazie all’arte, alla cultura, al canto, alla musica. A Rosa Balistreri dobbiamo la riscoperta della musica folk italiana negli anni’ 60 e ’70. Per questo è stata definita ‘ La voce della Sicilia ‘ e iscritta nel ‘Registro delle Eredità immateriali della Sicilia – libro delle pratiche espressive e dei repertori orali.

Poi, entrando nel vivo dell’argomento ha proseguito:  “ La vita di Rosa è un sentiero costellato di fatiche e privazioni. Per liberarsi di una bocca da sfamare il padre la da in sposa ad un ubriacone che sperpera i soldi al gioco. Privazioni e maltrattamenti causano la morte del primo figlio della coppia. Poco tempo dopo, Rosa è di nuovo incinta; nasce una figlia.  Preoccupata di garantirle una vita migliore della sua, Rosa  lavora allo stremo per prepararle la dote  ma il marito le ruba il denaro messo da parte e lo spende all’osteria. Infuriata, la moglie lo assale e, credendo di averlo ucciso, si costituisce dai carbinieri. Finisce in prigione pur se al marito non è successo nulla. Tornata libera, se ne va a Palermo, è il 1959.    Trova lavoro come cameriera in una famiglia benestante. Il figlio dei padroni però la mette incinta e, con la promessa di andare a vivere insieme, la induce a   rubare i soldi della madre. Rosa torna in prigione, all’Ucciardone. Riconquistata la libertà, sarà una contessa ad accoglierla nella sua casa, le insegnerà a leggere e scrivere.  Adesso Rosa Balistreri  non è più solo la cantastorie che canta le composizioni degli altri; ora può cantare anche le sue composizioni.  Un ultimo tentativo di trovarsi un lavoro la vede nei panni di sacrestana in una chiesa. Subisce un altro tentativo di stupro da parte del sacerdote ma Rosa reagisce: ruba le elemosine dalle cassette davanti agli altari dei santi e fugge a Firenze.  Nella città toscana rosa si sente libera di uscire e andare a ballare senza timore di ritorsioni. Entra in contatto con una generazione di artisti che valorizza le sue doti musicali; tra loro ci sono: Dario Fo,Ignazio Buttitta, Manfredi Lombardi.  La critica fa di lei il prototipo della moderna cantastorie: la portavoce della sua terra, la Sicilia, della condizione femminile, della lotta alle mafie, della sua vita difficile. .
 Una Rosa che ‘Canta e Cunta’, che ‘Canta e Racconta’ senza perdersi mai d’animo; che con le ballate e la sua musica si affianca al teatro dei burattini. Rosa  non persegue la tradizione del folklore ma della cultura e si dedica al recupero dei canti siciliani. I suoi canti e le sue ballate vengono trasferiti sulla scena di teatri famosi. Al canto si aggiunge la musica della chitarra e il dialogo con il pubblico.In questi anni, con la regia di Dario Fò, al teatro ‘La Pergolola’, va in scena ‘La rosa di zolfo’, chiara denuncia contro il lavoro nelle zolfatare. Siamo verso il ’68 e Rosa scrive anche denunce e ballate a favore dei carcerati. Allora il Partito Comunista era il partito degli intellettuali e ‘La ballata del sale’ è una delle sue composizioni più note. Rosa ha 51 anni e al suo attivo registra collaborazioni teatrali con attori e registi di primo piano. Nel 1981 va in scena ‘La lunga notte di Medea’, in un contesto di ribellione e contestazione. L’ultimo spettacolo, realizzato in Calabria, segna la ripresa delle ballate popolari. Nel 1990 Rosa Balistreri muore, ha 63 anni.

 

Luca Torregrossa, nipote di Rosa Balistreri, con Ivana D’Agostino