Rovigo, Veneto- La trilogia ‘Donne da palcoscenico’, dedicata da Minimiteatri a Shahrazàd, l’affascinante e straordinaria protagonista delle ‘Mille e una notte’,  ha avuto un epilogo del tutto insolito: tre recite nello stesso giorno per poter accontentare tutte le richieste del pubblico. Il successo,  oltre ogni aspettativa, ha premiato l’inventiva degli attori di Minimiteatri, la verve e la bravura degli attori ospiti e degli allievi del laboratorio teatrale ‘La voce, la parola, il corpo. Fondamentali le scelte della regia di Letizia Piva che, spostando l’azione, e di conseguenza il pubblico, nei vari spazi del Teatro Sociale, dall’ingresso al Ridotto, alla platea del teatro stesso, non ha fatto troppo emergere la mancanza di una scenografia vera e propria. Un punto di merito anche per i costumi, in sintonia con l’atmosfera magica ed eroica da un lato,  briosa e un pò ciarlatana dall’altro, nelle diverse parti dello spettacolo.  Il primo racconto, con un finale moralistico, si snoda attorno ad un caso di morte accidentale di cui si attribuiscono, erroneamente, la responsabilità diverse persone. Tutti cercano di sbarazzarsi dello scomodo cadavere provando a far ricadere la colpa su altri. La verità, però, viene alla luce. Nessuna accusa di omicidio, quindi, ma di viltà di cui tutti si sono resi colpevoli.
   Dall’atrio del Sociale, dove si è svolta la prima parte della recita, sfruttando le porte e le scale che guidano ai diversi settori del teatro, il pubblico si è spostato al piano superiore, nella sala del Ridotto. Luci abbassate e strane forme immobili, accovacciate sul pavimento e coperte da ampi veli neri. Da una porta entra un principe sfarzosamente vestito e munito di spada. Si guarda attorno, meravigliato per lo splendido giardino in cui è capitato. Il laghetto con i pesci colorati, i fiori e le piante rigogliosi e tutte quelle statue che lo circondano. Un luogo di delizie che sembra non appartenere a nessuno. A quel punto compare uno strano personaggio che lo invita a entrare nel palazzo. Il principe non si fida e continua a osservare in giro. Proprio allora le statue cominciano a gemere e da una porta, che si spalanca, appare un giovane uomo con le gambe imprigionate che lo supplica di mettere fine alle sue sofferenze. Per convincerlo gli racconta la sua storia. Dice di essere il re delle Isole nere, condannato a quel tormento per aver ucciso l’amante della moglie, dopo averli sorpresi insieme un giorno in cui, egli, tornava da una battaglia. La moglie, inferocita per la perdita del suo amante, invoca l’aiuto di una strega che, con un sortilegio, condanna il re ad essere una specie di statua mentre salva dalla morte l’amante rendendolo un morto -vivente. Gli racconta anche che i pesci del laghetto sono gli abitanti del suo regno e le statue le persone uccise.  Arriva la regina che invoca la maga, sua amica, di frustare, come ogni giorno, marito per l’omicidio commesso.  Impietosito da tanta crudeltà, il principe straniero decide di aiutare il povero re e, fingendosi l’amante morto – vivente, convince la regina a interrompere le frustate e, di conseguenza i lamenti che riempiono il palazzo. La regina acconsente nella speranza di riavere il suo amore; troverà, invece, la morte che spezza il sortilegio.
   Dal Ridotto alla platea del Sociale per l’ultima novella. Una burla inventata da Amina, serva prediletta di Zobeide, moglie del califfo Mansur, e dal marito  Abu Assan, servo preferito del Califfo. Sperperato quanto possedevano per vivere nell’agio, i due decidono di fingersi morti a turno,  per commuovere i rispettivi padroni e indurli a offrire del danaro per la loro degna sepoltura. L’espediente funziona ma quando i due padroni decidono di controllare di persona i due decessi, la truffa salta fuori. Pentiti, i due confessano la loro colpa e chiedono il perdono che viene, generosamente, concesso.
    Conclusa la performance, applausi a scena aperta con gli attori che incontrano il pubblico per i saluti e i ringraziamenti. Claudio Moretti, di Minimiteatri, parla del suo inizio con  Gabbris Ferrari e la ripartenza di oggi, dal punto in cui erano rimasti dopo la morte dell’artista. La conclusione di Letizia Piva che ha calorosamente ringraziato tutti, pubblico, attori e le diverse professionalità che  si sono impegnati per il successo di ‘Donne da palcoscenico’. “ Il punto più bello – ha detto – è stare insieme con le persone che hanno fatto parte del progetto e riunito il gruppo per stare insieme nel Teatro Sociale. Ogni incontro è stato un evento straordinario, una cosa unica come Shahrazàd è stata una donna fantastica perché, contro tutto e contro tutti, ha saputo salvare tutto e tutti. E questa è la ragione per cui mi sono dedicata a questo personaggio”.
Lauretta Vignaga