Rovigo, Veneto –  Pittura e scrittura accompagnano da sempre la personalità ricca e sensibile di Stefania Mazzetto.
Colori e pennelli entrano in gioco quando lei è ancora una ragazzina. L’esempio viene dal padre, Dino Mazzetto, fabbro per mestiere, che alla pittura dedica le ore della notte, quando la famiglia riposa. All’inizio, tuttavia, la pittura per Stefania é solo una parentesi, presto sostituita dalle matite colorate che tracciano storie a fumetti.
 ” Ho ripreso a dipingere – racconta la protagonista di questo articolo –  nel 2007, con uno spirito diverso, più serio e convinto. Sollecitata da un amico, che esponeva le sue tele ad una edizione della ‘Sagra di San Bortolo’, ho cominciato a mettere in mostra la mia produzione.   A Este ho partecipato ad un concorso per mini quadri con due tele, cm 20×20, che sembravano  miniature ed ebbero un certo successo. Poi, altre esposizioni in Comuni   della provincia di Padova.  Adesso che ho raggiunto una certa maturità artistica e tecnica, mi piacerebbe organizzare una mostra a Rovigo o in Polesine, dove, finora, sono stata presente solo a Villadose, a una rassegna d’arte. A Rovigo, in Pescheria,  ho partecipato  alle rassegne conclusive dei corsi di pittura organizzati  dall’Associazione ‘ R. Barbujani'” .

Che cosa significa per te dipingere? – chiediamo.  Cosa ti fa provare?  “Dipingere significa creare qualcosa dal nulla; dare forma a una emozione, ad un pensiero che le parole possono solo provare a interpretare. Vedere un sentimento assumere contorni e vita propria”.
C’è un momento preciso della giornata che dedichi alla pittura?   “Nessuno in particolare; dipingo solo quando mi sento nella condizione di farlo. Ho smesso di dipingere per quasi un anno, in un periodo di grande dolore e sofferenza a causa della malattia e della morte di mio padre. Poi, da settembre a fine dicembre 2017, ho realizzato oltre 20 tele, quasi cercassi  di far tornare mio padre accanto a me. Lui dipingeva a olio per ottenere colori brillanti, ma, in una occasione,  su mio impulso,  ha usato i colori acrilici, e il risultato è stato molto bello. Con la pittura ho superato il dolore”.

    L’8 dicembre dell’anno scorso è stato un giorno molto importante per la tua vita, lo vuoi raccontare?

“Sì, è stato un evento davvero unico. Ho allestito la mia prima personale di pittura, con gli ultimi 20 quadri realizzati, nella sala del Museo di Stanghella. Mostra  che, per mia scelta, è durata solo lo spazio di quella serata. Nella mia esperienza, infatti, mi sono resa conto che la gente è presente a una mostra soprattutto per l’inaugurazione e non volevo che ai miei quadri fosse riservato lo stesso trattamento. All’esposizione era abbinata la presentazione del mio primo romanzo: ‘Labbra di corallo’, di cui sono molto fiera”. Ce ne vuoi parlare? 
  “E’ un testo di pura fantasia ma verosimile come può esserlo l’incontro casuale tra due persone in un contesto di vita quotidiana. Per la protagonista  significa  guardarsi dentro con occhi diversi e individuare gli errori commessi. Il libro rappresenta il risultato finale di un laboratorio di scrittura creativa organizzato dall’Associazione ‘R. Barbujani’., a cui ho partecipato”.  Il romanzo – precisiamo noi – è accompagnato e concluso da raffinati testi poetici, un dato che attesta una ulteriore ricchezza d’animo in Stefania.   “La scrittura e la poesia sono sempre state dentro di me  – ci risponde  –   ma non ho mai permesso ad alcuno di leggerle. Scrivevo d’impulso e non mi sono mai sentita pronta per condividerle. ‘Labbra di corallo’ rende tangibile  il ‘mio cuore di carta’, dentro c’è l’amore grande che ho ricevuto dalla mia famiglia d’origine e oggi ricevo dalle persone che amo”. Tra scrittura e pittura cosa ti rappresenta meglio?  “Ho scritto poesie e le ninne-nanne che inventavo quando mio figlio era piccolo. Nelle prime  si riflettono i quadri che poi realizzo; c’è la mia impulsività e entrambi raccontano  la mia personalità”.
 A conclusione di questo colloquio lasciamo che a parlare di Stefania Mazzetto siano i suoi quadri, ora delicati e romantici, come quello intitolato  ‘La sposa’, o  quello che l’autrice ha chiamato  ‘Dentro la poesia’. Un grande foglio di carta su cui scorrono frasi ed emozioni, pensieri e incertezza, timori e speranze. Sopra le parole il profilo a china di  un viso di donna. Sulla nuca, i capelli  neri raccolti in un aristocratico  chignon su cui si appoggia con orgoglio un lucido cappello a cilindro.

  Arte di nicchia quella che Stefania offre ai nostri occhi; mai uguale a se stessa, nessun cliché consolidato.  Stefania sperimenta tutte le tecniche, a tutte aggiunge il suo tocco personale di mistero o le avvolge in una inquietante atmosfera d’attesa. C’è l’acquerello in grigio ispirato ai monumenti di Rovigo, concluso da una rosa rossa; il ritratto di due innamorati che si baciano, mentre tre figure malvagie li stanno spiando. Enigmatica la margherita  che dai petali candidi sparge sul mondo gocce di rugiada che diventano occhi per spiare. Quasi un incubo lo sfondo nero su cui brillano gli occhi di un gatto messi in evidenza da una lampadina accesa. Inquietante l’immagine di un cavallo imponente  che cammina in una tormenta di neve, tenuto per la briglia da un omino vestito di rosso. Poi tripudi di colori che si allargano su tutta la tela emanando allegria da ogni pennellata.
Lauretta Vignaga