Diego Forno e Nico De Sanctis ospiti di Andrea Pirani alla ‘Bottega del colore

Rovigo – Veneto – Un pomeriggio d’arte e per l’arte, come è ormai tradizione per la ‘Bottega del colore’,  lo studio artistico di Andrea Pirani,  che si affaccia su Corte Cappa d’oro. Un appuntamento, giunto alla quinta edizione, che riunisce artisti e appassionati delle diverse forme di creatività  per raccontare le proprie esperienze, le novità del momento e le prospettive del  futuro.  Numerosi i partecipanti, nonostante il caldo di un tardo pomeriggio di giugno.
A catalizzare l’attenzione degli intervenuti, gli ospiti di Andrea Pirani: Diego Forno, produttore di ceramiche: pezzi unici  e in serie limitata, realizzati a Rovigo, in via Torquato Fraccon, 13,  nella Bottega artistica ‘Terzaforma’.  E Nico de Sanctis, che ha scelto di dipingere sulla superficie di un uovo.
Ho avuto il piacere di dialogare con entrambi gli artisti; una esperienza che desidero condividere con voi che mi leggerete.

Nipote di Osvaldo Forno, pittore polesano molto noto, Diego Forno, negli anni in cui frequentava Architettura all’università, decise di produrre qualcosa di nuovo che parlasse d’arte e di unicità. Quello che aveva in mente era una bottega artigianale collegata ad un laboratorio di produzione di oggetti in ceramica, perfetti come sculture e dipinti.  Produzione e vendita divennero tutt’uno con il  progetto ‘Terzaforma’, che garantiva l’eccellenza della artigianalità e della tradizione nella produzione della ceramica veneta.
“La mia esperienza con la ceramica non ha seguito un percorso omogeneo – ha spiegato Diego Forno. Ho seguito corsi e sperimentato molto perché  il  settore è in continua evoluzione. La ceramica raku ha costituito il punto di svolta. Si tratta di una tecnica di cottura della ceramica giapponese, in grado di esaltare l’armonia delle piccole cose  e la bellezza delle forme.  Ho voluto  integrare due linguaggi, contaminandoli con altre forme d’arte”  – ha concluso l’artista, indicando alcune sue realizzazioni.
Nico de Sanctis,  che si definisce surrealista ludico, esordisce nell’arte  dopo cicli di studio nelle accademie di Padova e Venezia e con insegnanti affermati. La sua ricerca di un percorso insolito e diverso lo guida verso la mitologia e il mondo delle favole e si dedica allo studio e all’applicazione di tecniche e materiali particolari. Trascorre diversi periodi della sua vita all’estero dove continua a sperimentare. Rimasto orfano di padre in tenera età, fù cresciuto da donne e a loro riservò sempre grande considerazione.   Esemplari, in tal senso le tele ispirate alle ‘donne – albero’, con rami, foglie e radici. Creature enigmatiche che richiamano la mitologia antica; che abbracciano e proteggono. Artista surreale, de Sanctis si rifà alle tematiche del sogno impiegando i materiali più diversi. Non dipinge oggetti ma ricordi di oggetti; non idee ma pensieri, contaminando forme e materiali i più disparati.
Tuttavia gli oggetti più insoliti e pregiati, esposti nella ‘Bottega del colore’ erano le uova di struzzo dipinte da de Sanctis.  Una meraviglia che, dal 1995 viene esposta in diversi paesi del mondo. “Recentemente sono state esposte a Parigi” –  ha raccontato  –  rigirando fra le mani una di quelle rarità. E ha proseguito: “Mi è sempre piaciuto indagare; l’uovo è uno dei misteri della natura; la sua forma mi ha sempre attratto. E poi la pittura vascolare dei greci, degli etruschi e dei romani  mi colpisce sempre. Le difficoltà tecniche dell’elemento tondo, del vaso come dell’uovo, non permettono di lavorare in piano  e ci vuole un grande senso della proporzione e di padronanza dei mezzi”.

“E’ una forma ricorrente nei miei dipinti, spesso la sola forma presente. Unicità e solitudine racchiuse nello spazio con il loro significato nascosto”.
La sera stava calando e la nostra conversazione venne attratta dalla pittura di Andrea Pirani.  Arte astratta dove la forma abbozzata da pennellate di colore di intensità diversa,  a tratti si apriva per dare spazio a linee inquiete che attraversavano la materia suggerendo altre astrazioni. Approdi non definitivi ma segni che, a loro modo, tracciano  le tappe di un percorso difficile che abbiamo tutti vissuto e ora  dobbiamo superare;  trovare nuove forze e la speranza in un futuro tutto da ricostruire.
Poi sono affiorati i ricordi :  quello di Marco Schiavon che aveva allietato la gente  in piazzetta Cappa D’oro con  il suono dell’oboe  e lo spettacolo del ‘Circo del sole’, bloccato in Polesine dal coronavirus. Il tutto nel rispetto delle regole, di sè stessi e degli altri.

Lauretta Vignaga