Rovigo, Veneto –  Blues & rock, generi musicali diventati parte della nostra tradizione, a cui danno colore gli arrangiamenti di chitarre, bassi e percussioni, hammond e tastiere, sono i punti di forza a cui Michele Pavanello, polesano, cantautore di christian music, affida il suo nuovo messaggio. Un invito a reagire, a ribellarsi alla rassegnazione, alle ingiustizie del mondo, a tutto ciò che potere e danaro rappresentano. A tutti coloro che condividono il suo desiderio di pace, Michele Pavanello dedica il suo nuovo EP ‘Vento caldo’, presentato, in questi giorni, nella sede di Radio Kolbe, da Roberto Giannese, in collaborazione con don Bruno Cappato, direttore de  ‘La Settimana’. “Un messaggio in musica, rivolto ai giovani  e agli adulti, che rapisce per la sua semplicità; cinque brani e cinque storie da ascoltare tutto d’un fiato, perchè la musica ha lo straordinario potere di coinvolgere tutti” – il commento di don Bruno.
   Poi è intervenuto Roberto Giannese, conduttore di ‘Ponte Radio’, storico programma di Radio Kolbe, con una breve intervista al cantautore.
Vento Caldo Cover
Vento Caldo Cover

 

 L’impatto con il CD di Michele è stato forte, all’inizio, ma ora sento il bisogno di non tirarlo più via – il suo commento. E ha proseguito: Quando hai  iniziato a suonare e perché la scelta della christian music?  “Ho cominciato a suonare da ragazzo, poi mi è capitato di essere presente ad un evento che raccoglieva migliaia di ragazzi: si trattava di Christian music, dove autori, testi e contenuti erano collegati alla religione cristiana. Ho cominciato a scrivere anch’io qualcosa del genere ed è nato il mio primo CD: ‘Otto strade’, con cui ho preso consapevolezza del messaggio delle ‘Beatitudini’. Ho deciso che non mi sarei fermato per stare seduto a guardare;  non mi sarei lasciato calpestare, rinunciando alla mia dignità. ‘Vento caldo’ si rivolge ai giovani per diffondere la parola di Cristo – ha spiegato il cantautore.
 
Quando vengono presentate cose nuove la gente, spesso, risponde che non ha tempo. “Vento caldo è il movimento dell’aria che si percepisce quando una persona muore. C’è grande tristezza ma resta tutto quel patrimonio che se n’è andato lascia dietro di sé”.
Una traccia del disco si intitola ‘La luce siamo noi’. Come possiamo essere luce, oggi, in questo mondo? “Dobbiamo reagire, contare sull’amicizia; i giovani che erano a Cracovia troveranno sulla loro strada tanti adulti che proveranno a cambiare la loro idea. Non importa quello che la storia ha tracciato perchè, a volte, è meglio cancellare tutto e ricominciare daccapo”.
 
Come reagiscono le persone alla tua musica, al messaggio cristiano che propone? “Reagiscono bene; il problema è proporre un concerto di christian music, nonostante la proposta dei brani sia di vario tipo come avviene in ogni concerto. ‘La luce siamo noi’, il brano che apre ‘l’EP ‘Vento caldo’ è accompagnato da un video registrato in campagna, a Gognano. La musica è rock / blues e le persone che si vedono sono quelle del paese, bambini e adulti che si sono divertiti”.
Qual’è il tuo rapporto con i social? “Senza dubbio servono ma bisogna insegnare ai ragazzi a usarli correttamente”.
 
Il tuo prossimo concerto e dove? ” Ho un progetto con ‘Otto strade band’, gruppo di 20 persone. Stiamo facendo le prove. Andremo nei teatri, nelle piazze, nelle chiese, ma non è facile trovarli. In Italia gli eventi di questo tipo sono ancora pochi, quando ci sono, però, attraggono migliaia di persone”.
      Nato ad Adria (Ro), Michele Pavanello entra in Conservatorio nel 1978. Dopo qualche anno, tuttavia, decide di uscirne e incontra la musica per la strada: il blues, la west coast e gruppi e formazioni musicali diversi con cui collabora come bassista, cantante, pianista e autore. Nel 2006 approccia la christian music con ‘La tribù di Yahweh’.  Il suo primo album ‘Otto Strade’, di ispirazione cristiana, esce nel 2014 per la Moebius Records di Milano.
( ‘Vento caldo’ è in vendita in tutti i maggiori stores digitali e i migliori negozi di dischi. il videoclip de ‘La luce siamo noi’ è vosibile on line al link:
Lauretta Vignaga