“E’ consapevole di sbizzarrirsi attraverso la fantasia e compiacersi della propria personalità ricca di inventiva” – continua Vincenzo Baratella. “Nelle opere di Paggiaro, mai di grandi dimensioni, c’è l’inconscio godimento del fare, il sarcasmo delle metamorfosi della coscienza tra sogno e realtà. Sempre in primo piano la proiezione dell’artista sopra ogni cosa, per osservare e imporre la sua lezione di virtù. Il protagonista della sua saga è ‘Il fico d’India, pianta mediterranea che ritorna per provocare il ricordo, un pretesto per dare continuità agli episodi narrati. La pianta spinosa avvia, a suo modo, una ricerca a ritroso, ai tempi in cui giocava con l’ ingenua spensieratezza, associando visioni fantastiche.

‘Il ritorno di Fico Mistico’, titolo della mostra di Vilfrido Paggiaro, apre la finestra sull’intimo, sui giochi senza malizia, sui fantasmi, come comparirono nelle strisce dei fumetti. Tutti i particolari delle opere di Vilfrido sono simboli: la sua narrazione rientra nella raffigurazione del sogno, quello della memoria episodica della giovinezza. E’ dovunque evidente la full immersion nel mondo di Fantasia, dove tutto è logico e, nel contempo, illogico, con o senza riferimento al reale”.
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